Grida di vendetta quelle che si sono alzate da Baghdad durante i funerali di Qassem Soleimani, (‘Morte all’America’) quale hanno partecipato migliaia di miliziani e comuni sostenitori delle forze sciite fedeli all’Iran, ma anche il primo ministro Adil Abdul-Mahdi e diversi deputati. Alcune ore dopo, due attacchi simultanei hanno preso di mira gli americani: due razzi Katyusha hanno colpito la base di Balad, a nord della capitale, mentre due obici di mortaio si sono abbattuti sulla superprotetta Green Zone, che ospita diverse ambasciate, fra cui quella statunitense.
La Repubblica islamica dà l’impressione di soppesare attentamente le prossime mosse, per evitare errori di calcolo che potrebbero portare ad una guerra aperta. Visitando a Kerman, nel sud-est dell’Iran, la famiglia di Soleimani, il presidente Hassan Rohani ha assicurato alla figlia che “tutti” vogliono vendicare la morte di suo padre e ha promesso che gli Usa “pagheranno le conseguenze non solo oggi, ma anche negli anni a venire” per il blitz in cui giovedì sera hanno ucciso a Baghdad il capo della Forza Qods dei Pasdaran.
Come riporta l’Ansa, il rappresentante iraniano presso l’Onu, Majid Takht Ravanchi, in una lettera al segretario generale Antonio Guterres ha scritto che il suo Paese reagirà con “un’azione militare all’azione militare” degli Stati Uniti, riservandosi di decidere “dove e quando”. La vendetta iraniana per l’uccisione del generale Qassem Soleimani potrebbe colpire ovunque: in Medio Oriente, ma anche in altre parti del mondo e l’obiettivo potrebbe essere non solo l’America, ma anche le forze e gli interessi degli alleati Usa