Semplicemente magico. Quando la musica incontra storia e ambiente, il concerto (il secondo in Sardegna) di Ludovico Einaudi non può definirsi diversamente.
Nella suggestiva e magnetica cornice delle rovine di Tharros, il maestro piemontese porta il suo ultimo album “Underwater” ( e non solo), un lavoro che sa di spazio libero senza confini, di un tempo senza tempo. E il mare del Golfo di Cabras, illuminato dagli astri, pacifico e ospitale per alcune barche in rada, è il miglior scenario ipotizzabile.
E’ a lui che il pianista rivolge il suo sguardo e il suo pianoforte. Alle sue spalle, 1700 spettatori seduti sulla collina di sabbia, fanno il pieno di emozioni e per alcuni di essi, l’estasi è più che a portata di mano: basta sdraiarsi, guardare il cielo e ascoltare.
In un silenzio quasi d’obbligo, Einaudi, Redi Hasa (violoncello), Federico Mecozzi (violino) e Francesco Arcuri, (elettronica e percussioni) riescono a “portare lontano” sopratutto chi è dotato di orecchio sensibile. In due ore si susseguono note morbide, calde e profonde. .
“Divenire”, “Experience”, “Nuvole Bianche”, “Primaver”,a titolo di esempio, sono canzoni che ogni persona può associare al proprio stato d’animo. Einaudi, pertanto, riesce nel suo intento: far parlare e cantare il pianoforte.