Cantastorie, menestrello moderno, cantautore. Per l’anagrafe è Alessandro Mannarino, per il mondo della musica semplicemente Mannarino. Romano di San Basilio, l’artista regala ancora una grande serata al Teatro Massimo negli eventi targati Le Ragazze Terribili.
Questo avviene , dopo il 2013 e il 2015, con la terza edizione di “Corde “, un tour dove a farla da padrone sono le chitarre, i contrabbassi e i cori dei suoi ottimi musicisti.
In italiano, romanesco, talvolta spagnolo, i suoi testi parlano di vita vissuta, talvolta autobiografica. “Vivere la vita”, ultima canzone del concerto, ne è esempio. Ma anche chi vive ai margini della società, chi subisce ingiustizie, chi non ha voce in capitolo, ha sempre trovato spazio nei sei album sino a oggi prodotti dal musicista. Qui si inserisce “Scendi giù”, premiato da Amnesty International, come miglior brano sui diritti umani. Ma “Cantarè”, “Me so m’briacato”, “Maddalena”, “Apriti Cielo”, ad esempio, non sono da meno nel capitolo intensità.
“Non pensavo di essere voluto cosi bene”. Simpatico, mai ruffiano, Mannarino si esprime cosi nel raccogliere l’affetto del pubblico cagliaritano, efficacemente condotto ad essere il valore aggiunto di questa concerto. Il feeling è attivo sin dalle prime ma già si intuisce che l’esibizione è destinata ad evolversi.
La previsione è ampiamente confermata, il teatro è come un arco elettrico che scocca. Da sotto il palco al loggione, tutti in piedi per cantare e ballare. E’ un’onda d’urto che coinvolge lo stesso musicista visibilmente soddisfatto: “Quando ho cominciato, i peggiori bar mi sembravano dei teatri. Oggi, il teatro mi sembra quei peggiori bar. Mettemose d’accordo”. E dal tripudio riservato a lui e a suoi musicisti, si può tranquillamente affermare: accordo raggiunto.