Ilaria Salis resta in cella: il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria presentata dai legali della docente milanese di 39 anni, in carcere da 13 mesi (dal febbraio 2023), con l’accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra.
Ilaria Salis è stata portata in tribunale con le manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio.
Il giudice ungherese Jozsef Sós, nella motivazione dell’ordinanza, ha detto che una detenzione cautelare di 13 mesi “non è tanto lunga vista la gravità dei reati” e che “il pericolo di fuga sussiste sempre”, per cui è necessaria la custodia in carcere. La difesa di Ilaria Salis ha annunciato il ricorso in appello.
“L’ennesima prova di forza del governo Orban”, ha commentato Roberto Salis, il padre della donna. “Ilaria qui è considerata un grande pericolo – ha aggiunto -. Il governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza. Le catene non dipendono dal giudice ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il governo italiano può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane”.
In una lettera scritta a mano, Ilaria Salis autorizza la stampa italiana alla pubblicazione di foto che la ritraggono in manette.