Viaggio nel mito con “Liber Secundus: Ilio brucia” di Anagoor dall’“Eneide” di Virgilio, una performance di Marco Menegoni, con live set di Mauro Martinuz, per la regia di Simone Derai (che firma anche i costumi, insieme con Serena Bussolaro, oltre al disegno luci) in cartellone in prima regionale DOMANI (venerdì 14 luglio) alle 20 al Teatro Romano di Nora, a Pula, per la XLI edizione del Festival “La Notte dei Poeti” organizzato dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Pula e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
La caduta di Troia, al termine di dieci anni di guerra, rivive nel drammatico racconto di Enea, che, giunto nella futura città di Cartagine e ospite presso la corte di Didone, durante un banchetto, pur a malincuore – «Infandum regina iubes renovare dolorem» (Regina, tu mi costringi a rinnovare un dolore inesprimibile) – acconsente a narrare la sua storia e quella dei suoi compagni, approdati come profughi sulle coste della Libia.
La crudeltà e la barbarie dei conflitti si svelano nelle immagini terribili della distruzione della città e del massacro degli abitanti, colti nel sonno dai greci penetrati entro le mura grazie all’inganno del cavallo di legno, fatto costruire dall’ingegnoso Ulisse e scambiato per un dono per gli dèi, anche a causa della falsa testimonianza di Sinone, nonostante le profezie di Cassandra e la strenua opposizione del sacerdote Laocoonte, stritolato dai serpenti insieme ai suoi figli.
Nel ritmo incalzante degli esametri dattilici riecheggia il clangore delle ami, tra le grida di dolore e di terrore e il pianto dei vinti e i bagliori sinistri delle fiamme che s’innalzano tra templi e dimore, cancellando ogni traccia e perfino il ricordo, custodito soltanto negli antichi poemi, della potente e prospera capitale del regno di Priamo, in Asia Minore.
Il condottiero troiano, risvegliato dal fantasma di Ettore, l’eroe perito per mano di Achille, apparsogli in sogno, assiste alla rapida e brutale conquista della città a opera dei greci, che mettono a ferro e fuoco la città, uccidendo uomini, donne e bambini, mentre i superstiti, vecchi e giovani, combattono una strenua battaglia, nell’inutile tentativo di difendere la patria dagli invasori, protetti questi ultimi dal favore degli dèi, ma capaci, nel furore e nell’esaltazione della lotta, di compiere atti empi e sacrileghi, profanando i templi e abbandonandosi a atti di efferata e ingiustificata violenza.
Negli occhi il riflesso delle stragi e della devastazione, Enea, figlio di Venere, viene esortato dalla madre ad abbandonare Troia, ormai sconfitta, al suo destino, per mettersi in salvo insieme ai suoi cari – il padre Anchise e il figlioletto Ascanio, mentre la moglie Creusa scomparirà nella confusione per riapparirgli come ombra dal regno dei morti, per preannunciargli un glorioso futuro.
Il valoroso Principe dei Dardani intraprende quindi la rotta dell’esilio, insieme ad altri profughi, ma il ricordo tormentoso della catastrofe resta impresso nella sua memoria, così che egli descrive con dovizia di particolari alla regina di Cartagine l’orrenda carneficina, l’impeto degli assalti e la resistenza degli abitanti che rifiutano di arrendersi e si oppongono con le armi e con i loro stessi corpi, con ogni residua energia, strada per strada e casa per casa, agli invasori, cercando perfino di mescolarsi a loro, indossando le armature degli uccisi ma venendo perciò colpiti dai propri compagni, fino a che i nemici riescono a introdursi nel palazzo e viene assassinato il vecchio re.
Nel frenetico susseguirsi degli eventi Enea assiste alla morte del sovrano per mano di Pirro e nella consapevolezza che la città sia ormai perduta, memore dei suggerimenti materni, rinuncia a combattere e va in cerca dei familiari, muovendosi come in un incubo a occhi aperti tra le rovine fumanti di Troia; vinta la riluttanza del padre, anche grazie a un segno divino, si mette in cammino, ma nell’ansia e nel tentativo di sfuggire ai pericoli e alle insidie, nel caos si distrae e perde di vista la consorte e prima che possa ritornare indietro a cercarla, essa stessa, defunta, gli appare invitandolo a proseguire il viaggio.
Valente guerriero e condottiero di eserciti, Enea è certamente avvezzo al sangue e alla polvere delle battaglie, ma nella caduta di Troia si ravvisano i segni di una inaudita ferocia, una sorta di cieca frenesia per cui gli invasori, assetati di sangue feriscono e ammazzano senza pietà, compiendo una inutile strage, assassinando i figli dinanzi ai padri e i padri davanti agli occhi dei figli.
«Il secondo libro dell’“Eneide è uno dei passi più violenti della letteratura mondiale» – si legge nella presentazione – e nella performance ispirata a uno spettacolo storico di Anagoor, “Virgilio Brucia” dedicato al capolavoro incompiuto di Publio Virgilio Marone, «Marco Menegoni recita i più emozionanti versi virgiliani a perdifiato, in latino e in metrica, incalzato dall’incessante beat elettronico di Mauro Martinuz: nella lingua morta, mai stata così viva, permane la memoria dell’incendio, dello sterminio di un popolo, della fuga per mare».
Una suggestiva e emozionante mise en espace in cui «i commoventi esametri di Virgilio ancora una volta ci inchiodano al cospetto del rogo di un mondo: il riconoscimento, se mai ce ne fosse bisogno, che il canone antico da sempre conserva e trasmette non solo bellezza, ma anche descrizione esplicita del genocidio».
La potenza evocativa e immaginifica dei versi del poeta romano per una riflessione sull’orrore e sui disastri della guerra, in cui le leggi umane e divine vengono sospese e vige soltanto la regola della supremazia del più forte: “Liber Secundus: Ilio brucia” di Anagoor, tra parole immortali e sonorità contemporanee, rappresenta un monito contro ogni e qualsiasi conflitto e ricorda le tragiche conseguenze del gioco delle armi, in un’implicita esortazione alla pace e all’armonia tra i popoli, ma richiama anche al rispetto verso i vinti e all’accoglienza di stranieri e profughi, tra i principi fondamentali della civiltà.
Sbarca nell’Isola Anagoor, compagnia di spicco della scena contemporanea italiana – Leone d’Argento per il Teatro 2018 – capace di conciliare etica e estetica, in un rigoroso percorso di ricerca e elaborazione di un nuovo linguaggio, attingendo all’immaginario e ai simboli del patrimonio culturale.
La compagnia fondata da Simone Derai e Paola Dallan a Castelfranco Veneto nel 2000, rappresenta fin dall’inizio un esperimento di creazione collettiva: attualmente alla direzione di Simone Derai e Marco Menegoni si affiancano le presenze costanti di Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz e Giulio Favotto, mentre continuano a unirsi artisti e professionisti che arricchiscono il percorso e ne rimarcano la natura di collettivo.