Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato un nuovo DPCM, immeditatamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che intensifica le restrizioni imposte contro la diffusione del contagio da Covid-19. Le nuove disposizioni sono in vigore da oggi, 26 ottobre 2020, e sino al 24 novembre 2020, e vanno sostituire integralmente le previsioni dei due precedenti DPCM del 13 e 18 ottobre scorsi.
Le limitazioni riguardano soprattutto il mondo della ristorazione, con la chiusura anticipata alle ore 18, ma suscita grande disappunto anche lo stop di palestre e piscine, che nella scorsa settimana si sono viste puntare i riflettori, con controlli a tappeto che lasciavano sperare fino alla fine in una “gentile concessione” da parte del Governo.
Una delle principali novità, rispetto alle bozze circolate prima della pubblicazione del testo definitivo, riguarda i ristoranti, che potranno restare aperti anche di domenica. Tuttavia, l’attività sarà consentita solo dalle ore 5 alle ore 18, tagliando di fatto una grande fetta della loro attività lavorativa: dall’aperitivo per i bar, alle cene e alle serate per ristoranti, pub e locali serali.
Anche il layout dei posti a sedere dovrà essere completamente rivisto, così come – di conseguenza – il numero dei posti da indicare sul cartello da apporre all’ingresso dei locali (novità del precedente DPCM): le nuove disposizioni, infatti, prevedono che ogni tavolo possa ospitare al massimo 4 commensali, fatta eccezione per i nuclei familiari conviventi. I ristoratori si troveranno pertanto nuovamente a fare i conti con la disposizione dei posti all’interno dei locali, con le piantine da ridisegnare e con tutti gli ulteriori adempimenti connessi, il tutto ad una sola settimana di distanza dalle modifiche precedenti.
I ristoratori dovranno inoltre confrontarsi con un ulteriore ridimensionamento della loro attività legato alla sospensione di tutte le feste connesse a cerimonie religiose e civili: se fino alla settimana scorsa i trenta invitati concessi potevano diventare trenta commensali, ora tutte le feste, di qualsiasi natura, sono vietate.
Piccola consolazione invece per i ristoranti connessi alle attività alberghiere, che possono continuare a servire i clienti alloggiati nell’albergo, senza limitazioni d’orario, così come non sono previste limitazioni per gli esercizi ubicati lungo la rete autostradale, negli aeroporti e negli ospedali.
Rimangono sempre possibili le attività d’asporto fino alle ore 24 e il servizio a domicilio senza limiti d’orario, concedendo così un piccolo (minuscolo) spiraglio a queste attività, ma ricordando il divieto di consumo nelle prossimità e la possibilità che venga imposta la chiusura ad intere piazze o strade (a partire dalle 21) in caso di rischio di assembramento, fermo restando l’accesso alle attività legittimamente aperte e l’accesso alle abitazioni ivi ubicate.
Se i ristoratori si vedono fortemente limitati nella loro attività, i veri “sconfitti” da questo DPCM sono le palestre, le piscine ed i centri benessere.
Dopo una settimana “in attesa di giudizio”, caratterizzata da controlli e pressanti inviti a rispettare i protocolli anti-contagio, queste attività si sono trovate a dover chiudere dal 26 ottobre, e fino al 24 novembre, senza alcuna possibilità di alternativa o deroga. Non va meglio all’attività sportiva dilettantistica, con riferimento agli sport di contatto, con lo stop a tutte le attività, allenamenti compresi. Più in generale, si può affermare che lo sport “chiuda”, tranne quello di interesse nazionale, e anche in questo caso gli eventi sportivi si svolgeranno a porte chiuse, in assenza di pubblico.
Altre attività costrette alla chiusura sono i parchi tematici e di divertimento, e le sale scommesse, bingo, sale giochi e casinò. Queste ultime già si erano viste limitare l’orario di apertura una settimana fa, ma ora dovranno sospendere del tutto l’attività.
Altra importante novità è quella che interessa le fiere, che erano rimaste consentite se di interesse nazionale o internazionale. Ora lo stop è generalizzato, così come viene confermato il divieto di convegni e congressi, il tutto comportando un evidente forte contraccolpo anche sul settore alberghiero e delle agenzie di viaggio.
Chiusi anche i centri benessere e termali, tranne quelli con presidio sanitario obbligatorio o che effettuino l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza. In base alla stessa logica, se è ben vero che le palestre devono chiudere, potranno tuttavia proseguire l’attività i centri di riabilitazione.
Da sottolinearsi anche lo stop al mondo della cultura e dello spettacolo; prevista infatti la sospensione dell’attività anche per cinema, teatri e sale concerti, che si vanno ad aggiungere alle discoteche ed alle sale da ballo, che già da tempo sono possono operare. Il divieto, per tutti, vale anche per gli spettacoli tenuti all’aperto.
Un nuovo obbligo coinvolge tutti i locali aperti al pubblico, compresi gli esercizi commerciali: all’ingresso del locale dovrà essere esposto un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse, calcolato nel rispetto dei vigenti protocolli. Commercio di vicinato e servizi alla persona (es. parrucchieri) possono proseguire l’attività, ma solo a condizione che la Regione valuti l’esercizio di tale attività come “compatibile” con la situazione epidemiologica. La situazione è fluida, e a forte rischio nelle aree nelle quali maggiormente il contagio sta dilagando; di conseguenza indispensabile prendere attenta visione delle delibere assunte a livello locale, al fine di verificare se (e quando) l’attività sia consentita.
Per concludere, il DPCM contiene una serie di raccomandazioni (non obblighi) dirette ai cittadini: evitare di spostarsi se non per comprovate esigenze, ed evitare di accogliere nella propria abitazione soggetti estranei al proprio nucleo familiare. Ciò significa che le persone possono (ancora) muoversi liberamente sul territorio nazionale, senza autocertificazione. Tuttavia, anche in questo caso occorre verificare la presenza di disposizioni più restrittive imposte a livello regionale (il cd. coprifuoco), ed in tal caso sarà necessario rispolverare l’autocertificazione nel caso di movimenti effettuati nelle ore “vietate”.
Ulteriori raccomandazioni sono rivolte ai datori di lavoro privati, cui viene fortemente suggerito il ricorso al lavoro agile e raccomandato altresì di rimodulare gli orari di ingresso per i dipendenti che si recano sul posto di lavoro. Quest’ultima raccomandazione, come la disposizione imposta alle scuole superiori di ingresso non prima delle ore 9.00, è chiaramente diretta a migliorare la condizione dei servizi pubblici, uno dei veri, grandi, problemi della gestione di questa pandemia, cui evidentemente non è stato posto un rimedio adeguato, e le cui conseguenze, sfortunatamente, ricadono ancora una volta su settori che difficilmente potranno rialzare la testa se non adeguatamente supportati con interventi celeri e concreti.