NurArcheoFestival, domani convegno internazionale al Museo dell’Ossidiana di Pau

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Penultima giornata del NurArcheoFestival, ancora densa di appuntamenti. Domani, giovedì 12 settembre, a ospitare la rassegna del Crogiuolo sarà il Museo dell’Ossidiana di Pau.

Si comincia alle 17 con il convegno internazionale Arcipelaghi del Mediterraneo. Isole come Beni Culturali, un momento di approfondimento e riflessione che metterà a confronto esperienze di Sardegna, Sicilia e Corsica. Relatori saranno Carlo Lugliè, direttore del Museo dell’Ossidiana; Rosario Vilardo, direttore del Museo Archeologico Regionale Eoliano Bernabò Brea di Lipari; Flavia Grita, referente dell’Associazione NESOS – Trekking e Natura di Lipari; Michel Delaugerre, del Conservatoire du littoral Corse. Un’occasione, la tavola rotonda, per favorire l’incontro e il confronto tra chi opera nelle isole del Mediterraneo per la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico dei propri luoghi. Il NurArcheoFestival vuole proporsi come modello di messa in rete di luoghi e di professionalità, con l’obiettivo di accrescere la reciproca conoscenza e di generare o potenziare un sistema di relazioni capace di valorizzare il patrimonio artistico e culturale delle isole coinvolte.

A seguire, alle 21, il Museo dell’Ossidiana ospiterà in anteprima la messa in scena del reading teatrale e musicale ORIZZONTE, dedicato proprio al tema dell’ossidiana, scritto da Giulia Balzano, archeologa, responsabile dei servizi educativi del Museo, con la partecipazione di Rita Atzeri e della cantautrice friulana Rebi Rivale, formatasi al C.E.T. di Toscolano Umbro, la scuola fondata e diretta da Mogol.

Un esperimento di scrittura per voce sola, dove si intrecciano, tra le altre, la voce di un’isola, della sua pietra nera che brilla e si fa rovente sotto il sole, e di una donna che un giorno sceglie il mare. La donna che sceglie l’acqua sa che partire è il gesto non previsto. Aspettare è ciò che le viene chiesto: saper attendere un ritorno, con gli occhi puntati all’orizzonte marino, o una risposta, dalla bocca di chi decide per lei. La donna dell’isola sa che partire è passo definitivo, ed è passo che tradisce, pertanto sarà punito. La donna dell’isola lascia all’isola tutto ciò che ha di più prezioso: lascia un nome, lascia una figlia, e lascia gli occhi di una madre. Lascia ciò che è stato, e ciò che potrà essere. Ogni cosa lasciata sarà perduta, nessun ritorno sarà immaginabile, perché nessuno sguardo sarà disposto più a riconoscerla. La donna dell’isola perde la terra per l’acqua, perde la casa per la possibilità e la scelta dell’andare. Mette nella sacca intrecciata che tiene con sé, aderente al corpo, solo un pezzo tagliente della pietra nera. Lo stesso con cui sua madre recise tra di loro, un giorno, il laccio ombelicale.

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