Oramai non ci sono più dubbi: Pamela Mastropietro, la ragazza di Roma ammazzata a Macerata e i cui pezzi vennero poi trovati in due trolley abbandonati lungo una strada, non è stata uccisa da una overdose ma da una serie di coltellate e da un colpo in testa, anche questo di inusitata violenza.
Lo ha stabilito senza ombra di dubbio il perito, al termine degli esami tossicologici sul cadavere della povera ragazza. La giovane aveva sì assunto dell’eroina, ma non in maniera tale da risultare questa la causa della morte.
Diversi e inequivocabili sono infatti i rilievi fati dal perito, come riporta con dovizia di particolari il quotidiano Il Resto del Carlino: negli organi sono state trovate anche tracce di morfina, dettaglio che avvalora l’assenza di overdose, che quando avviene blocca il sangue impendendo alla sostanza di allontanarsi dal punto in cui viene iniettata la sostanza. Altro tassello importante spiega come la ragazza non sia morta per soffocamento e che quindi non si trattò di overdose.
A questo punto si fa sempre più pesante la posizione dei quattro nigeriani indagati per omicidio: Innocent Oseghale, Lucky Desmond e Awelima Lucky, che si trovano in carcere, e Anthony Anyanwu, che invece si trova in stato di libertà.
Fin qui, Oseghale ha dichiarato di essere fuggito dalla casa quando Pamela si sarebbe sentita male, dopo avere iniettato la droga Desmond nega invece ogni coinvolgimento. Awelima assicura di non avere mai messo piede nella mansarda dove la ragazza sarebbe stata uccisa. E Anyanwu sostiene di avere solo sentito per telefono Oseghale, quel giorno; gli avrebbe detto che una ragazza si era sentita male, e poi che si era ripresa e stava meglio.
Per completare il quadro del terribile omicidio, almeno dal punto di vista medico legale, si attende ora la perizia conclusiva redatta dai medici legali Mariano Cingolani, Dora Mirtella e Roberto Scendoni, e quella finale del tossicologo Rino Froldi, che hanno chiesto qualche giorno in più per depositare le conclusioni dei loro esami. Anche il Ris deve completare il rapporto, soprattutto in merito ai risultati evidenziati dagli esami al luminol, nell’appartamentino della mattanza della povera Pamela. Esami che avrebbero accertato la presenza di sangue un po’ dappertutto, sui pavimenti, sui muri e sulle maniglie delle porte, a testimonianza dell’efferatezza con cui gli assassini si sono accanito sul corpo della giovane. Agli specialisti sono stati affidati anche gli esami del Dna degli indagati, così come di altre persone che comunque in quelle ore avrebbero avuto dei contatti con Pamela, da comparare con alcune tracce di saliva presenti sul cadavere. (ilgiornaleditalia.org)