Sassari. Antonio Masia, l’operaio 53enne trovato morto il 25 luglio scorso all’interno dello stabilimento di trattamento rifiuiti della Gesam di Sassari, a Truncu Reale, non è morto per un malore ma sarebbe stato ucciso da un mezzo meccanico.
Come riporta l’Ansa, il suo corpo sarebbe poi stato occultato e ritrovato qualche ora più tardi da alcuni colleghi, allertati dalla moglie di Masia, preoccupata per il mancato rientro a casa del marito.
Per questi fatti la Procura di Sassari ha iscritto sul registro degli indagati un collega di lavoro della vittima: si procede con le ipotesi di reato di omicidio colposo e occultamento di cadavere.
E’ questa la ricostruzione della Questura di Sassari a seguito delle indagini condotte dalla Squadra Mobile dopo l’esito dell’autopsia sul corpo dell’operaio.
La morte di Masia risale al 25 luglio; il 6 agosto, dopo un sopralluogo degli inquirenti e il sequestro dei telefoni cellulari di tutti i dipendenti che lavorano nell’impianto, nello stabilimento della Gesam si scatenò un incendio doloso che distrusse la struttura, impegnando per giorni i vigili del fuoco. Per il rogo la Procura ha delegato le indagini ai carabinieri del Noe di Sassari, per verificare se il fatto possa essere collegato alla morte dell’operaio, probabilmente un tentativo di eliminare le tracce dell’incidente sul lavoro.
Ora la svolta nelle indagini: la Squadra Mobile, guidata dal dirigente Dario Mongiovì, ha interrogato tutti i dipendenti dello stabilimento che erano in servizio il giorno della morte di Masia. Le dichiarazioni raccolte, le verifiche dello Spresal e l’esito dell’autopsia hanno permesso di stabilire che la morte del 53enne non sia dovuta a un malore ma sia stata causata da un mezzo operatore. Il 2 settembre i carabinieri del Noe e i Vigili del fuoco hanno svolto un altro sopralluogo nell’impianto Gesam per ulteriori accertamenti.