I governatori del Nord Italia, con negli occhi le immagini delle bare portate fuori dagli ospedali dalla camionette dell’esercito, hanno chiesto misure sempre più stringenti al governo, fino «al coprifuoco se necessario» ma il ministero alla Salute emana una stringata circolare di pochi punti. Vietato fino al 25 marzo «l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici, svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto», mentre «resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona» ma non è chiaro cosa vuol dire in prossimità, fare il giro dell’isolato?
Ancora una volta il governo interviene con misure soft atte a contenere il coronavirus mentre, il paese, in questa situazione ha necessità di segnali forti, ma, è inutile dirlo, da questi incapaci non ci si poteva aspettare di più. I troppi errori e le troppe ambiguità sono sotto gli occhi di tutti. C’è un forte richiamo all’unità nazionale ma questo non vuol dire che, per il quieto vivere, si debba congelare il diritto di critica. La situazione è diventata incandescente ed è opportuno che le responsabilità vengano a galla.
Ce l’ho contro il governo che, quando doveva farlo, nonostante la richiesta, non ha chiuso i collegamenti con la Sardegna permettendo, senza controllo alcuno, l’arrivo nella nostra isola di 14mila persone che sono scappate dalla zona rossa portando il virus anche nella nostra isola.
Ce l’ho con la giunta della regione autonoma della Sardegna che ha dimostrato di non essere così autonoma, i nostri amministratori regionali hanno capito che bisognava chiudere ma non hanno avuto le palle per farlo subito. In un paese, il nostro paese l’Italia, dove la disobbedienza alle leggi è normale, (ogni riferimento a Karola Rachette è puramente casuale) si poteva, in virtù dell’autonomia e della competenza in materia di sanità, chiudere i collegamenti senza indugiare. Siamo tutti legittimati a pensare che questo ritardo non sia stata casuale.
Ce l’ho con chi in barba all’emergenza continua ad uscire di casa, inventando qualsiasi motivazione, cercando e trovando cavilli nelle normative, invocando i diritti del cittadino. Ci sono tante persone che evidentemente non hanno ancora capito la gravità della situazione e continuano con superficialità ad uscire trovando le scuse più insensate magari andando anche 20 volte al giorno a fare la spesa, o spostandosi in altri centri per comprare ciò che possono trovare nei luoghi di residenza, insistendo a portare il cane a pisciare più volte al di, anche quando il povero animale ha il serbatoio ormai vuoto, e non sto esagerando
Sto invece dalla parte dei sindaci che hanno ben capito la situazione e si stanno impegnando per arginare i comportamenti scorretti con le ordinanze, è triste che siano costretti anche a chiedere l’intervento dell’esercito per combattere contro la stupidità umana.
Sto con le forze dell’ordine che, con mille difficoltà dovute a regole non chiare, con professionalità e pazienza vigilano e fanno tutto ciò che è necessario per gestire e monitorare una situazione di estrema gravità
Sto dalla parte delle attività produttive di quei commercianti che sono in prima linea e di chi lavora nelle botteghe nei market dove ci sono i generi di prima necessità che sono indispensabili per tenere in piedi il paese, spesso costretti senza dispositivi di protezione ormai introvabili. Ottima l’iniziativa del servizio a domicilio per chi lo richiede.
Sto dalla parte degli operatori della sanità che sono in trincea, spesso senza misure di protezione con con strumenti insufficienti (questo bisogna dirlo piano perché l’assessore non vuole che si lamentino di questo con la stampa) che ogni giorno rischiano il contagio e la vita. L’Italia, noi tutti siamo nelle loro mani.
Per concludere sono convinto che solo se rispettiamo le regole possiamo farcela, il sacrificio dobbiamo farlo tutti insieme, in questo momento non c’è posto per quelli che pensano di essere furbi.
Giorgio Lecis