Oristano – Il Consiglio comunale dichiara di pubblica utilità l’ex Hotel CAMA

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Via libera all’unanimità dal Consiglio comunale di Oristano alla dichiarazione di pubblica utilità dell’ex Hotel CAMA di via Vittorio Veneto.

La delibera, approvata ieri sera su proposta dell’Assessore all’Urbanistica Ivano Cuccu, con 19 voti a favore (mancavano i tre consiglieri del gruppo misto, mentre Sergio Locci non ha partecipato alla discussione e alla votazione per motivi di ordine professionale) riconosce la pubblica utilità e che l’immobile non contrasta con gli interessi urbanistici, con i valori ambientali, e con l’assetto idrogeologico del territorio comunale di Oristano, per le motivazioni esposte. Viene, inoltre, dichiarato che la demolizione dell’immobile è incompatibile con la pubblica utilità e conseguentemente il Comune può procedere, a titolo gratuito, all’immissione al patrimonio comunale per destinarlo alle politiche di housing sociale e ad esperienze nuove dell’abitare inclusivo, rivolte a particolari fasce di popolazione, a soggetti con redditi medio bassi o con difficoltà di integrazione, previa autorizzazione da parte della competente Autorità Giudiziaria.

L’argomento è stato presentato in aula dall’Assessore all’Urbanistica Ivano Cuccu che dopo aver ripercorso la storia dell’immobile, che ha ospitato l’Hotel CAMA, realizzato da Carlo Petromilli in virtù di un’autorizzazione del 1979, successivamente acquistato dall’architetto Lochi per realizzarne un complesso residenziale, per il quale con sentenza del Tribunale di Oristano e della Corte d’Appello di Cagliari è stata accertato l’abuso edilizio e decisa la demolizione.
“Dopo le sentenze di primo e secondo grado e del TAR la palla è passata alla Procura generale di Cagliari che ha chiesto al Consiglio comunale di deliberare per decidere se acquisire al patrimonio comunale lo stabile di via Veneto – ha detto l’Assessore Cuccu -. L’alternativa è la demolizione, ma sarebbe un errore madornale. Solo attraverso l’acquisizione al patrimonio comunale questa amministrazione potrà intervenire per salvare il bene e tutelare anche le persone che vi risiedono”.

Il Presidente della Commissione urbanistica Fulvio Deriu ha ricordato il voto favorevole della commissione e illustrato i lavori dell’organismo consiliare: “Abbiamo pensato agli effetti sulle persone che hanno acquistato gli appartamenti nell’immobile e abbiamo valutato la dichiarazione di interesse pubblico e l’unico che riteniamo valido è quello per l’housing sociale”.

Umberto Marcoli (Oristano più) ha rilevato la mancanza di un’analisi dei costi che deriverebbero a carico dell’amministrazione da una eventuale acquisizione e pur non dichiarandosi contrario a priori all’approvazione della proposta di deliberazione “in quanto ritengo che sussistano prevalenti interessi pubblici che legittimano la conservazione del bene, non posso approvare la proposta così come formulata perché dalla delibera non si evince che sia stata fatta l’ingiunzione di rimozione o demolizione del fabbricato ai proprietari e al responsabile dell’abuso e perché non si evincono atti relativi all’immissione al patrimonio comunale dell’intero immobile e di tutte le pertinenze di competenza”.

“La dichiarazione del consigliere Marcoli è condivisa dall’intera minoranza di centro-sinistra – ha detto Maria Obinu (PD) -. La delibera nella sua forma ci lascia insoddisfatti. Sarebbe servita una relazione di carattere economico che evidenziasse i costi a carico dell’ente in caso di acquisizione dello stabile. Sono favorevole alla possibile destinazione d’uso ad housing sociale anche se potrebbero esserci altre soluzioni, ma la proposta di delibera sembra indirizzare su una scelta per edilizia residenziale pubblica. C’è una forte contraddizione nel testo”.

Nel corso del dibattito l’Ingegner Giuseppe Pinna, dirigente comunale del settore sviluppo del territorio, ha chiarito che l’immobile è già di proprietà del Comune: “Con la delibera, dichiarando l’interesse pubblico, lo si salva da una demolizione i cui costi sarebbero a carico del Comune. Le spese dell’abuso sono a carico di chi ha commesso l’abuso, il Comune dovrebbe anticipare le somme e poi rivalersi nei suoi confronti”.

“Questa è una brutta vicenda che ci pone di fronte a un’alternativa secca: demolire l’immobile e mettere sulla strada diverse famiglie, oppure acquisirlo e cercare di risolvere un problema nelle forme che saranno consentite – ha detto Antonio Iatalese (UDC) -. L’interesse pubblico è evidente. Le spese di demolizione alla fine ricadrebbero sul Comune che non riuscirebbe a recuperare le somme. Di contro, destinare quello stabile ad housing sociale sarebbe utile alla collettività riconoscendo un diritto di prelazione ai cittadini che hanno acquistato appartamenti in quell’immobile”.

Giuliano Uras (Sardegna 20venti), rispondendo alla minoranza che chiedeva un supplemento di istruttoria con un nuovo passaggio in commissione, ha ricordato che “le comunicazioni della Procura sulla demolizione dell’immobile risalgono al 2021. Altro che fretta. Questo argomento è al centro di quest’aula da anni. Non possiamo tirarla ancora per le lunghe. Nell’interesse dei cittadini. Faremo tutto il possibile per risolvere il problema di quei signori vittime di questa situazione. I tanti dubbi di natura giuridica sono chiariti dalle sentenze. Le ipoteche, ad esempio, con l’acquisizione al patrimonio pubblico, decadono”.

Per Gian Michele Guiso (PSDAZ) “il ruolo di amministratore è comprendere un problema, analizzare una soluzione e portarla a compimento. La nostra discussione deve portare a una soluzione che è quella prevista dalla delibera: mantenere in piedi questo edificio e cercare di dare una speranza a chi su quella casa ha investito i propri risparmi”.

Parere favorevole alla proposta anche Pino Carboni (FDI) e Luigi Mureddu (Forza Italia) che ha difeso il testo della delibera che evidenzia una carenza abitativa a Oristano: “La demolizione sarebbe uno spreco. Questo edificio non è alla portata del ceto medio, ma con l’housing sociale che calmiera i prezzi degli affitti potrebbe aiutare chi ne ha bisogno”.

Giuseppe Obinu (PD) ha evidenziato “dubbi sull’ingiunzione di demolizione, sul fatto che l’immobile sia già nel patrimonio comunale e sui costi di demolizione. Se gli appartamenti dovessero entrare nel patrimonio comunale dovrebbero essere destinati a soddisfare l’emergenza abitativa come quella delle famiglie di via Rockfeller o come dormitorio”.

Per Roberto Pisanu (Sardegna 20venti) è evidente l’esistenza della pubblica utilità: “La documentazione agli atti è ampiamente esaustiva. Non c’è dunque motivo per non votare questa delibera”.

Efisio Sanna (Oristano più) ha invece ribadito i dubbi: “Molti consiglieri hanno espresso perplessità su questa delibera. I dubbi di oggi, dunque, sono legittimi. Abbiamo chiesto che si aprisse il ragionamento anche ad altri strumenti di edilizia abitativa e non solo all’housing sociale”.
Sanna, a nome della minoranza, ha poi presentato tre emendamenti alla proposta di delibera per precisare che dopo l’acquisizione al patrimonio pubblico l’edificio potrà essere destinato alle politiche di housing sociale e ad esperienze nuove dell’abitare inclusivo, rivolte a particolari fasce di popolazione, a soggetti con redditi medio bassi o con difficoltà di integrazione.

L’approvazione dei tre emendamenti ha quindi indotto i consiglieri di minoranza a votare a favore dell’approvazione della delibera.

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