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Oristano, un episodio storico che riguarda il Crocifisso di Nicodemo al tempo della II Guerra mondiale

Il Crocifisso di Nicodemo, scultura lignea risalente al XIV Secolo, gioiello dell’arte medioevale, che secondo alcuni è di scuola renana, mentre  per altri, è di scuola spagnola, ma che col tempo, è diventato prototipo di una serie di crocifissi, dislocati in varie chiese della Sardegna, al tempo della Seconda Guerra mondiale, venne tolto dalla cappella dove era stato sempre custodito e fatto sistemare in luogo più sicuro. L’ordine venne dato dalla Sovrintendenza ai Monumenti della Sardegna, che vista la brutta piega che stavano prendendo gli eventi bellici, impose ai Frati minori conventuali della Chiesa di San Francesco di Oristano,  di mettere in salvo, il prezioso simulacro. Il timore era che la Chiesa di San Francesco, potesse essere bombardata e nel settembre del 1940, per timore che il crocifisso andasse distrutto, venne presa la drastica decisione di metterlo in un posto ritenuto più sicuro.

Dieci giorni dopo la festività di Santa Croce, esattamente il 24 settembre 1940, alla fine della funzione serale, presenti don Giovanni Melis, il Padre Provinciale dei Minori conventuali, il reggente della Sovrintendenza ai Monumenti della Sardegna, Raffaello Delogu e tutta la comunità – come viene riportato nel libro storico del convento: “È stato tolto dalla sua cappella l’antico Crocifisso di Nicodemo e collocato in un sotterraneo del Seminario, per tenerlo al sicuro dai bombardamenti”.
Dopo i tentativi, per fortuna falliti, degli aerosiluranti anglo americani, che a più riprese cercarono di far saltare in aria la diga del Tirso, anche quella soluzione, non dovette sembrare più tanto sicura, perché – sempre nel libro storico del Convento di San Francesco – per il giorno 7 del mese di maggio del 1941: “Alle ore 5, dal rifugio del Seminario arcivescovile, dove fu collocato al sicuro dallo scorso settembre, fu trasportata la cassa contenente il crocifisso artistico della nostra Chiesa, la statua marmorea di San Basilio, il reliquario di San Basilio, a Seneghe e collocata nell’abitazione del parroco. Questo trasporto è stato fatto per ordine della Sovrintendenza dei Monumenti di Sardegna, per togliere questi oggetti dal pericolo dell’inondazione, in caso di rottura della diga del Tirso”.
Per quasi un anno, lo spazio dove era alloggiato il Cristo di Nicodemo rimase vuoto, ma all’approssimarsi della festa del 14 settembre del 1941, i frati commissionarono al pittore oristanese Carlo Contini, un quadro che riproducesse lo stesso soggetto. Contini eseguì il lavoro commissionato, che gli venne pagato 80 lire, e per alcuni anni la sua opera sostituì l’originale, finché questa non venne riportata ad Oristano.
Anche questo evento si trova annotato nel libro storico del convento di San Francesco, e per l’undici settembre del 1941, il redattore, scrive: “È stato collocato un quadro in legno compensato, con riproduzione dell’ingrandimento del Crocifisso, eseguito dal pittore Contini, Accademico delle Belle Arti di Roma; è stato collocato nella cappella, per la soddisfazione universale del popolo. Tanti desiderano di vedere il Simulacro, che per le tristi vicende della guerra è stato collocato in rifugio antiaereo. Fu benedetto il quadro dal Padre Guardiano ed esposto alla pubblica venerazione dietro autorizzazione del Monsignor Arcivescovo”.
Per il 14 settembre, giorno della festa di Santa Croce, il cronista scrive ancora: “Festa di Santa Croce, numerose Sante Messe. Alle 7 Messa con sermoncino e commento generale, celebrato dal predicatore. Alle 8 Monsignor Arcivescovo Giuseppe Cogoni, ha celebrato all’altare maggiore Messa con conferimento del suddiaconato ai minoriti fra Raffaello Demurtas, fra Michele Bulla, fra Tommaso Pinna. Alle 10 Messa solenne celebrata dal Padre Provinciale. Alle 12 ultima Messa. Di sera alle 18,20 Vespri solenni celebrati dal Padre Provinciale, panegirico, benedizione eucaristica. Bacio della reliquia della Santa Croce”.
Di questi fatti significativi della nostra storia recente, sono rimaste labili tracce nella memoria collettiva, anche perché sono sempre meno i diretti testimoni di quei tempi e oggi forse è arrivato il momento di ricordarli, anche rendendo possibile far ammirare quel misconosciuto capolavoro del Contini, che sino a pochi anni fa, era custodito in un angolo recondito del convento di San Francesco, mentre ora fa bella mostra di sè nel posto d’onore del bel Museo Diocesano di Oristano.

Gian Piero Pinna

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