Storie d’amore e d’amicizia e raffinati e crudeli giochi di potere, tra testi classici e contemporanei, accanto a un viaggio nella memoria tra gli echi della seconda guerra mondiale e le cronache del Novecento, con un duplice omaggio a Carlo Goldoni e Jean Genet e una riflessione sulla “solitudine dei corpi” attraverso un’immaginifica coreografia, per la Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa e Danza al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni, con il patrocinio e il sostegno del Comune di Ozieri, della Regione Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e il contributo della Fondazione di Sardegna.
Sei titoli in cartellone tra gennaio e aprile con artisti del calibro di Gianmarco Tognazzi, in scena con Renato Marchetti e Fausto Sciarappa ne “L’onesto fantasma” di Edoardo Erba, Cinzia Spanò, affermata attrice di teatro, conduttrice radiotelevisiva e attivista (vincitrice del Premio Hystrio e più volte finalista al Premio Ubu) con “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza”, e un’icona della cultura transgender come Eva Robin’s, protagonista con Beatrice Vecchione e Matilde Vigna de “Le serve”, capolavoro di Jean Genet, per la regia di Veronica Cruciani.
Sotto i riflettori anche l’attore e regista algherese Stefano Artissunch, che porta in scena le “Smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni (completano il cast Stefano De Bernardin, Laura Graziosi, Stefano Tosoni e Lorenzo Artissunch) mentre ricostruisce la cronaca del più grave disastro della Marina Mercantile Italiana nel dopoguerra “M/T Moby Prince 3.0” di Francesco Gerardi e Marta Pettinari, con Lorenzo Satta e Alessio Zirulia per la regia di Federico Orsetti: uno spettacolo di teatro civile che cerca di far luce su uno dei “misteri” del Belpaese.
Spazio alla danza contemporanea con “IMA”, una coreografia di Sofia Nappi (produzione Sosta Palmizi – Komoco/Sofia Nappi) interpretata da Lara di Nallo, Valentin Durand, Evelien Jansen, Paolo Piancastelli e Gonçalo Reis che indaga sulle percezioni e sulle relazioni, sull’isolamento (nel tempo sospeso del lockdown) e sulla ricerca di nuove connessioni, in una realtà in continuo divenire.
«Il Comune di Ozieri aderisce da oltre tren’anni al Circuito organizzato da CeDAC: un Cartellone importante che ha sempre coinvolto gli ozieresi ma anche tanti abitanti dei centri limitrofi» – sottolinea Alessandro Tedde, assessore alla Cultura e Spettacolo del Comune di Ozieri –. «Anche quest’anno, oltre al consueto programma in serale di Prosa e Danza, ci sarà una proposta in matinée dedicata esclusivamente ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado. Inoltre ricordiamo che grazie a un finanziamento regionale di 300mila euro nel 2024 riusciremo a risolvere importanti problemi di manutenzione legati all’impiantistica del Teatro Civico “Oriana Fallaci”».
Focus sulla nuova drammaturgia, accanto alla riscoperta di celebri commedie e di classici del Novecento, con la Stagione di Prosa e Danza 2023-2024: una programmazione interessante e variegata che tocca differenti registri e stili, dall’ironia al pathos, dal teatro di narrazione alle moderne mises en scène multimediali, con inserti video e proiezioni, accanto alla danza d’autore, con un cartellone pensato per attrarre varie fasce di pubblico, dagli amanti della prosa agli appassionati d’arte e di storia, oltre ai cultori della nuova danza, con una particolare attenzione verso le giovani generazioni.
Il sipario si apre – domenica 21 gennaio alle 21 – sulle “Smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni nella mise en scène di Stefano Artissunch, anche interprete insieme con Stefano Tosoni, Laura Graziosi, Stefano De Bernardin e Lorenzo Artissunch (produzione Danila Celani per Synergie Arte Teatro): la celebre commedia parla dei preparativi per le vacanze in campagna di due famiglie, tra vari intrighi sentimentali e il desiderio di far bella figura, a costo di sperperare denari.
Quando però Leonardo, innamorato di Giacinta, apprende che Filippo, padre della fanciulla ha invitato sulla carrozza un altro pretendente, tormentato dalla gelosia decide di rimandare la partenza, gettando nella disperazione la propria sorella Vittoria… finché un intermediario non riesce a risolvere la delicata questione e tutto (o quasi) rientra nella normalità.
«Le “Smanie” è un meccanismo drammaturgico praticamente perfetto» – sottolinea il regista Stefano Artissunch – «al centro della commedia il tema dell’apparire e la nevrosi consumistica-affannosa della borghesia che si cimenta in sciali superiori alle sue possibilità… Un testo intelligente che vuole essere una riflessione ed una critica alla società borghese del tempo, ma che mostra la sua modernità… rivelando l’ipocrisia ed il senso di vuoto di una società che perde la propria identità ed i propri valori dietro al nulla».
Un’amicizia che vince perfino la morte – venerdì 23 febbraio alle 21 – ne “L’onesto fantasma”, originale commedia scritta e diretta da Edoardo Erba, uno dei più conosciuti e apprezzati autori italiani (da “La notte di Picasso” a “Maratona di New York”, “Curva Cieca” e “Vizio di famiglia”, fino a “Pirandello Pulp” e “Il Marito Invisibile”), con Gianmarco Tognazzi in scena con Renato Marchetti e Fausto Sciarappa e la partecipazione in video di Bruno Armando, con le musiche originali di Massimiliano Gagliardi e la scenografia di Alessandro Chiti (produzione Altra Scena – Viola Produzioni).
La pièce è incentrata sulla storia di quattro attori, tra cui è nata una forte amicizia durante una tournée, continuata fino alla tragica scomparsa di uno di loro: degli altri tre, soltanto uno, Gallo, ha raggiunto il successo grazie al cinema mentre Costa e Tito, che faticano a sbarcare il lunario, cercano di convincerlo a rappresentare con loro l’“Amleto”, affidando il ruolo dello spettro proprio al collega defunto, con tanto di nome in locandina. In un raffinato meccanismo metateatrale, il dramma shakespeariano diventa la cartina tornasole per far emergere antichi contrasti e rivalità, se non veri e propri tradimenti: l’amico scomparso appare in sogno a Gallo, esigendo vendetta per i torti subiti ma confermando così la forza della loro amicizia, perfino dall’aldilà, in un racconto ironico e struggente fra teatro e poesia.
Un crudele gioco di specchi per indagare sulle umane passioni – venerdì 8 marzo alle 21 – con “Le Serve” di Jean Genet, nella traduzione di Monica Capuani, con Eva Robin’s nel ruolo di Madame accanto a due giovani e talentuose attrici come Beatrice Vecchione, nella parte di Claire e Matilde Vigna in quella di Solange, con scene di Paola Villani, costumi di Erika Carretta e drammaturgia sonora di John Cascone, per la regia di Veronica Cruciani (co-produzione Nidodiragno / CMC – Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale – Teatro Stabile di Bolzano).
Una intrigante rilettura del capolavoro del drammaturgo francese, ispirato a una notizia di cronaca e incentrato sull’ambiguo rapporto delle due cameriere, tra loro sorelle, con la padrona: un legame fatto di amore e odio, una sorta di transfert alla rovescia per cui entrambe si travestono da Madame, a turno, in un loro rituale culminante con l’uccisione dell’idolo, l’inarrivabile oggetto del desiderio, tra ammirazione e invidia. Un delitto simbolico, per sottrarsi alla punizione o espiare la colpa di aver tradito la fiducia della signora, denunciando il suo amante, per una forma di ribellione: una cerimonia dissacrante e “rivoluzionaria”, che si ripete, sempre interrotta dall’arrivo di Madame, finché l’equilibrio si spezza e si giunge a un fatale epilogo, allorché la vita si mescola con l’arte e il sogno si scontra con la realtà.
La storia del salvataggio delle opere d’arte durante la seconda guerra mondiale – sabato 23 marzo alle 21 – con “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza”, uno spettacolo di e con Cinzia Spanò, con allestimento tecnico di Giuliano Almerighi, video a cura di Francesco Frongia, sound design di Alessandro Levrero e scene e costumi di Saverio Assumma De Vita, aiuto regista Valeria Perdonò (produzione Teatro dell’Elfo) per una riflessione sulle conseguenze dei conflitti e sulla necessità di preservare il patrimonio culturale per le generazioni future.
Una pièce originale, fondata su documenti e testimonianze, oltre ai preziosi diari della protagonista, direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma, donna libera e volitiva, che tra le macerie della capitale durante l’occupazione tedesca nascose dipinti e sculture nei sotterranei di Palazzo Farnese a Caprarola. “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza” propone una prospettiva differente sugli effetti della guerra, con la preoccupazione, manifestata dal Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai fin dall’invasione della Polonia, di mettere al sicuro i capolavori dei grandi maestri custoditi nei musei e nelle gallerie: una missione cui si dedicarono con passione storici dell’arte e studiosi del calibro di Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens e Emilio Lavagnino, oltre alla stessa Palma Bucarelli, che sottrassero alla distruzione e al saccheggio opere di valore inestimabile.
Un intrigante racconto per quadri – sabato 6 aprile alle 21 – con “IMA”, una creazione della coreografa Sofia Nappi ideata durante la pandemia e interpretata da Lara di Nallo, Valentin Durand, Evelien Jansen, Paolo Piancastelli e Gonçalo Reis, con disegno luci di Alessandro Caso e costumi di Luigi Formicola, assistente alla coreografia Adriano Popolo Rubbio (produzione Sosta Palmizi – Komoko / Sofia Nappi, in coproduzione con La Biennale di Venezia, Colours / International Dance Festival, Centro Coreográfico Canal). Il titolo “IMA” rimanda al termine giapponese che indica “il momento presente” ma esiste anche un’assonanza con la parola che in aramaico ed ebraico significa “madre”, «nella sua accezione di rinascita e rinnovamento»: focus sull’immanente, sulla dimensione del qui e ora, sull’ascolto del ritmo della vita.
«Ci siamo ritrovati soli nella nostra vera casa – il corpo – dove la principale dimensione temporale tangibile è il presente, dove il nostro esistere diventa più sensibile alle piccole cose» – ricorda Sofia Nappi –. «In questo spazio, il bisogno di rapportarsi con l’altro da noi, in assenza di contatto fisico, porta a raggiungere un profondo senso di connessione e nostalgia». Un isolamento che paradossalmente «permette di percepire chiaramente che tutto, dentro e intorno, non si è fermato, ma è in continuo divenire in una danza che è interconnessione universale».
Una moderna tragedia, per un “giallo” ancora irrisolto – martedì 16 aprile alle 21 (in replica per le scuole mercoledì 17 aprile con una matinée) – con “M/T Moby Prince 3.0” di Francesco Gerardi e Marta Pettinari, un’opera multimediale interpretata da Lorenzo Satta e Alessio Zirulia, con regia video e sound design di Fabio Fiandrini e videoproiezioni a cura di Chiara Becattini, disegno luci di Davide Riccardi, per la regia di Federico Orsetti (produzione Grufo e Grufo e La Nave Europa con TNG Teatro Nazionale di Genova, in collaborazione con Associazione “140” / familiari vittime Moby Prince e l’Associazione 10 Aprile – Familiari Vittime Moby Prince Onlus).
M/T Moby Prince 3.0” ricostruisce l’incidente avvenuto nel lontano 1991 nella rada di fronte al porto di Livorno, dalla collisione tra il traghetto della Nav.Ar.Ma. diretto in Sardegna e una petroliera, al terribile incendio, con la confusione e i ritardi nei soccorsi e infine la morte di centoquaranta persone, tra cui il comandante Ugo Chessa, i passeggeri, gli ufficiali e l’equipaggio, con un unico superstite, il mozzo Alessio Bertrand. Il ricordo delle vittime rivive insieme con il dolore dei loro familiari e l’indignazione davanti a una strage ancora senza colpevoli: lo spettacolo mette l’accento sulle contraddizioni e sulle lacune emerse nelle diverse fasi processuali e sugli interrogativi evidenziati dalle due Commissioni d’Inchiesta, nel tentativo di arrivare finalmente alla verità.