Paolo Palumbo: “Vorrei che tutto questo non fosse mai avvenuto, vorrei che questo mondo fosse più semplice e pulito”

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Il fratello di Paolo Palumbo, Rosario si è presentato alla polizia postale  per formalizzare la  denuncia contro il raggirodel quale sono rimasti vittime.  Si attende ora che gli agenti dell Polizia Postale facciano chiarezza su una vicenda che sta tenendo col fiato sospeso Paolo ,la famiglia e tutti coloro che hanno preso a cuore la storia del più giovane malato di Sla d’Europa.

Paolo Palumbo doveva  essere curato a Gerusalemme col metodo sperimentale Brainstorm ma non è mai stato ammesso alla cura. Il medico che avrebbe dovuto fare da tramite tra Oristano e Gerusalemme nega di avere avuto rapporti con la famiglia Palumbo. Prima  la smentita della società statunitense Brainstorm che aveva spiegato che il nome di Paolo non figurava tra i pazienti sottoposti alla terapia sperimentale, quindi  le dichiarazioni del neurologo dell’Hadassah medical center di Gerusalemme, Dimitrios Karussis: “Non ho assolutamente alcun collegamento con questo paziente. L’intera storia è completamente falsa, con citazioni immaginarie e la posta che appare come mia proviene da un indirizzo falso che non ha assolutamente alcun rapporto con me”. E allora con chi  ha avuto contatti Vincenzo Mascia, il medico cagliaritano incaricato di gestire i rapporti e organizzare il viaggio della speranza di Paolo? Questa una delle tante domande a cui la polizia postale dovrà dare una risposta.

Ieri Paolo, dopo alcuni giorni di silenzio, web, ha scritto:

“Buonasera amici e amiche che mi seguite con tanto amore.
Il mio silenzio di questi giorni sui social è stato doveroso. Sul web ne ho lette di cotte e di crude, rimbalzando tra le definizioni di “truffatore” e quelle che mi vedevano dare la colpa agli “haters” per la delicatissima situazione in corso. Smentisco categoricamente: non sono un truffatore e gli haters non hanno colpe, se non quelle di ferire i miei sentimenti. Ho scelto di rimanere in silenzio fino ad oggi perché mi hanno insegnato che prima di proferire parola bisogna sapere ciò di cui si andrà a parlare, e così ho fatto.
Quella che vedete nella fotografia, è la notifica di depositata querela da mio fratello Rosario, presso la polizia postale di Oristano.
Non traete conclusioni affrettate e leggete quanto segue: prego i gentili giornalisti che vorranno parlarne, di riportare precisamente sui loro quotidiani quanto scriverò, senza strumentalizzare la notizia.
In seguito al mio sciopero della fame, durante i primi giorni di aprile abbiamo ricevuto dalla Nunziatura Apostolica di Gerusalemme, i contatti di due medici della clinica Hadassah (dove mi sarei sottoposto alla cura sperimentale). Uno di questi due contatti era il professor Dimitrios Karussis.
Il mio medico, dottor Vincenzo Mascia, ha iniziato uno scambio di email con il professore, ricevendo però risposta da un indirizzo di posta alternativo all’originale (giustificato dall’interlocutore come indirizzo usato inseguito al crash della sua mail principale). Il 21 aprile, arriva la specifica per ciò che riguarda la cifra da spendere per l’acquisto della terapia, dunque il 24 aprile (quindi solo dopo la notifica da parte del medico) è stata indetta la campagna di GoFundMe che tutti voi conoscete bene.
Forse non molti di voi ricorderanno che il 20 maggio, Rosario ha pubblicato un post in cui si faceva riferimento ad una mail anonima che ci ha avvertito nei confronti di una persona che metteva in dubbio la nostra trasparenza. Quella stessa mail ci avvisava che con tutta probabilità quello stesso personaggio stava creando account fasulli per depistarci.
E noi siamo cascati nel tranello.
Infatti, quando abbiamo ricevuto una mail dal CEO della casa farmaceutica che produce il protocollo sperimentale, abbiamo dubitato immediatamente della sua autenticità.
Il 28 maggio arriva il fulmine a ciel sereno: un comunicato ufficiale sul sito della terapia si dissocia dalla mia campagna di raccolta fondi, sottolinea che non sono mai stato preso in considerazione per il trattamento sperimentale ed afferma di aver avuto difficoltà a mettersi in contatto con me. Potete immaginare come il mondo ci sia crollato addosso.
Tra il 29 ed il 30 maggio quindi, ci siamo subito attivati per fare ordine in tutto il materiale a nostra disposizione. Nella giornata di ieri, giovedì 30 maggio, alcune persone si sono messe in contatto con il professor Karussis, che nega di aver mai preso parte alla vicenda, confermando che tutte le mail da noi ricevute nel giro di 40 giorni provenissero da un account falso.
Il personale di GoFundMe può confermare di essersi messo in contatto con noi per fare luce sulla vicenda, e qualora non fossimo stati in grado di fornire tutta la documentazione necessaria ad attestare la nostra buona fede, avrebbero chiuso la campagna e rimborsato i donatori. Come potete vedere, la campagna esiste ancora ed i soldi non saranno toccati fino all’arrivo di notizie concrete sullo stato delle cose.
Lo stesso materiale raccolto per il sito è stato fatto pervenire alla Polizia Postale, che ci ha accolti oggi stesso.
Non mi è permesso pubblicare le mail a causa del segreto istruttorio, ma posso garantire che tutto ciò che avete letto corrisponde a ciò che sappiamo.
Io, Paolo Palumbo, 21 anni, mi sono ritrovato vittima di qualcuno che si è preso gioco di me, delle mie condizioni e di tutte le persone che nutrivano una speranza in questa storia. Sono completamente estraneo alla criminosa realtà dei fatti e vorrei dire a chi sta dietro a tutto ciò: hai trasformato il sogno di un ragazzo innocente che sta morendo, nel peggior incubo immaginabile e pagherai per quello che hai fatto. La mia unica colpa? Forse quella di voler guarire.
Comunico altresì che in questo momento non solo siamo in contatto con un avvocato di Tel Aviv, ma abbiamo un filo di comunicazione diretto con il personale REALE della casa farmaceutica che produce il farmaco, che è stata dettagliatamente informata dei fatti e stiamo cercando di capire la miglior soluzione possibile. Voglio rassicurare tutti i donatori che hanno permesso alla campagna di arrivare all’incredibile cifra di 159.000 euro: i vostri soldi sono al sicuro, se verranno spesi sarà SOLO ED ESCLUSIVAMENTE per la causa per cui li avete versati. In caso ricevessimo la drammatica notizia dell’impossibilità della mia ammissione alla cura, vi saranno restituiti fino all’ultimo centesimo (indipendentemente che abbiate donato su PayPal, sul conto privato o sulla campagna pubblica).
Vorrei che tutto questo non fosse mai avvenuto, vorrei che questo mondo fosse un luogo più semplice e pulito di ciò che e. Vorrei solo essere un ragazzo come tutti gli altri, ma invece mi è toccata la SLA, che pezzo dopo pezzo, si sta portando via anche la mia anima.
Paolo

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