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“Pass Covid Regionali”. Ma la Costituzione?

Pass per gli spostamenti tra Regioni, questa la novità dalla conferenza stampa di Draghi. Per potersi spostare tra Regioni che si trovano in diverse zone di rischio (cioè di colore) bisognerà infatti “avere un certificato che dimostrerà di essere stati sottoposti al vaccino, di avere un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti o di aver avuto il Covid ed essere guariti”.

Cosa significa?

Tra le varie analisi a caldo relative alle riaperture, alla blindatura di Speranza, allo scostamento di bilancio e debiti buoni e cattivi, sta passando in sordina lo sdoganamento del passaporto vaccinale in Italia, nonostante la palese incostituzionalità della discriminazione tra cittadini e a dispetto del testo concordato il 15 aprile tra gli Stati Ue, dove si ribadisce espressamente che il “Green Pass non è una precondizione per esercitare i diritti di libera circolazione e non è un documento di viaggio, nel rispetto del principio di non discriminazione, in particolare nei confronti delle persone non vaccinate che dovranno comunque poter viaggiare. Ogni Stato membro potrà decidere quali misure di precauzione attuare per chi è in possesso di un Green Pass e se renderle meno stringenti rispetto a chi non possiede il certificato”.

Le domande sorgono spontanee: come intende procedere Draghi per la protezione dei dati sanitari sensibili? 

Come dovrà dimostrare un cittadino che ha già avuto il covid e lo ha superato?

A cosa serve un tampone fatto 48 ore prima se nel frattempo la persona può infettarsi e come si programmerà l’eccesso di richieste di tamponi nel periodo estivo, se i risultati arrivano almeno 3 giorni dopo, visto che quelli più attendibili (molecolari) richiedono tempo perché siano processati?

O saranno sufficienti tamponi rapidi a spese del cittadino?

Si rende conto Draghi di aver avviato una bolgia che nei prossimi giorni presenterà il conto della non fattibilità, oltre che della totale inutilità?

Se serve questo provvedimento a convincere i cittadini italiani a vaccinarsi in fretta con qualsiasi vaccino (a lui e Speranza “non risultano” difficoltà nella somministrazione di Astrazeneca), questo si chiama letteralmente ricatto.

Chiamiamo le cose col loro nome.

AGATA IACONO

Sociologa, antropologa, giornalista certificata Wrep Blockchain

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