Patrizio Cipollini, un libro sulla vita di “the best of the best”

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È stato il più grande di tutti, celebrato a Las Vegas con l’Oscar dei general manager dell’hotellerie. Un campione dell’accoglienza che alla dimensione del professionista sapeva coniugare la semplicità dell’uomo. Ma per conoscere lo spirito più profondo di Patrizio Cipollini è fondamentale scoprire il paese della Sardegna in cui aveva collocato un pezzo del suo cuore.

Non a caso nei giorni scorsi, la figura straordinaria di “the best of the best” è stata ricordata nell’incantevole scenario della Cantina Li Duni, a Badesi, con la presentazione di un libro che porta il suo nome: non solo una biografia, ma un manuale di quell’arte per la quale sembrava possedere un istinto ineguagliabile. Il volume, firmato dal giornalista toscano Giuseppe Calabrese, è un caleidoscopio di racconti familiari, di lavoro, di amicizia, di visioni.

L’autore è intervenuto di fronte a un selezionato parterre di amici e collaboratori di Cipollini, accorsi da diverse parti d’Italia per porgere testimonianze, riflessioni intime e rivelare emozioni. Tra loro Loris e Graziano Cipollini, rispettivamente il figlio e il fratello di Patrizio, l’avvocato Massimo Aragiusto, il manager Giovanni Antonio Sanna, il giornalista gastronomico Giovanni Fancello, l’amico e collega general manager Luca Cagliero, l’artista Anna Paola Cibin e gli chef Stefano Spano ed Enrico Cirilli. Nell’intreccio di ricordi è emersa la figura del confidente, quella dell’amico, del maestro, del compagno di bevute, del capo che sostituiva una guida verticistica con la capacità di dare affetto, di dare se stesso alle persone.

«Scrivere un libro sulla sua vita non è stato facile – ha affermato Calabrese –. Incontravo solo gente che usava superlativi come grandissimo, bravissimo, fantastico. E non volevo che fosse troppo celebrativo perché lui non era così. Sapeva gestire la sua straordinarietà con straordinaria umiltà. Dopo aver girato per la Garfagnana, Milano, Firenze e altri luoghi, sono arrivato a Badesi, e qui ho capito cosa fare».

Negli anni ‘70 Patrizio Cipollini era un ragazzino della Garfagnana approdato in Costa Smeralda per farsi le ossa. Durante questi esordi lavorativi nell’isola, aveva conosciuto una bella e forte ragazza di Badesi, Emma, con la quale avrebbe condiviso il lavoro e il resto della vita. Insieme spiccarono il volo per Montecarlo. Quindi l’avventura a Milano, dove ebbe inizio la collaborazione con Four Seasons.

«Dentro Four Seasons aveva costruito un modello di hotellerie che poi altri hanno provato a copiare – ha sottolineato Calabrese –. Il suo grande valore era la capacità di guardare dentro le persone e di riuscire a tirar fuori il meglio, che si trattasse di un portiere o di un manager».

L’ultimo approdo era stato quello di Firenze, il top della carriera, con la conquista nel 2018 di “The best of the best hotelier of the year” conferito da Virtuoso, il network che riunisce le migliori agenzie di viaggi lusso del mondo. Un sogno concretizzato nella grande sala dell’Hotel Bellagio di Las Vegas 3600 Boulevard, luogo mitico e set cinematografico di Ocean’s Eleven e di una scena di Una notte da leoni. Ma a ritirare il riconoscimento più importante della vita, Cipollini non c’era. C’era il suo grande amico Christian Clerc, presidente mondiale di Four Seasons, con il quale aveva vissuto gli esordi lavorativi in Costa Smeralda.

«Il libro vuole insegnare la capacità di ascoltare gli altri, di coglierne le potenzialità. Vuole essere un piccolo manuale di vita e di lavoro dedicato a tutti quei giovani che si avvicinano a questo mondo», ha concluso l’autore. A tale scopo è stata costituita la Patrizio Cipollini Foundation, una fondazione che ogni anno intende assegnare due borse di studio per sostenere ragazze e ragazzi che hanno ambizioni e desiderio di impegnarsi nel mondo del turismo. Lo sguardo è già rivolto alla Sardegna, dove ci sono tanti giovani particolarmente meritevoli che non sempre hanno le possibilità di fare il primo passo verso il successo. Patrizio se n’è andato l’8 aprile del 2019 a causa di un male incurabile. Ora riposa nel cimitero di Badesi, di fronte a quel mare che tanto amava.

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