La pausa pranzo contribuisce alla produttività di ogni lavoratore e al suo benessere generale. Permette infatti di ricaricare le proprie energie, oltre ad essere un’occasione preziosa per il riposo mentale: lontano dalle responsabilità lavorative, ci si può infatti rilassare, ridurre lo stress e prevenire il burnout.
Ed è proprio il lunch break ad essere il protagonista della ricerca* condotta da American Pistachio Growers – associazione no profit che unisce i coltivatori di pistacchi americani – in collaborazione con mUp Research, al fine di indagare le abitudini alimentari dei sardi nel corso della loro normale giornata lavorativa e scoprire quali siano i fattori che influenzano i comportamenti alimentari sul luogo di lavoro.
Secondo i risultati della survey, per i sardi la pausa pranzo è sacra: infatti, se la concedono regolarmente il 76% degli intervistati. Tuttavia, la mancanza di tempo (lo dicono 1 individuo su 2 fra coloro che a volte si trovano costretti a saltare la pausa pranzo) è l’ostacolo principale alla regolarità nello svolgimento della pausa pranzo, ma anche l’assenza di spazi adeguati dove consumare il proprio pasto (4 individui su 10) e l’impossibilità di variare la propria alimentazione (1 su 6) costituiscono un impedimento.
Se si chiama “pausa” pranzo è perché dovrebbe essere una vera e propria pausa che offre vantaggi sia in termini nutrizionali che psicologici. Per quanto sia noto che non bisognerebbe mai farla alla scrivania (soprattutto mai mangiare e lavorare insieme), purtroppo quasi 1 sardo su 3 pranza proprio alla scrivania nel tentativo di portarsi avanti con il lavoro; così facendo, però, non si fa altro che aumentare lo stress ed esaurire le riserve fisiche e mentali, facendoci sentire ancora più stanchi e meno produttivi nel pomeriggio. Il fenomeno è spesso legato al caro-vita: i sardi, infatti, combattono l’aumento del costo della vita adottando alcune contromisure. Oltre 4 intervistati su 10 dichiarano di portarsi il pranzo da casa per poterlo consumare sul luogo di lavoro – spesso consumato proprio davanti al computer – con alimenti più sani di quelli che potrebbero trovare nei ristorantini vicini all’ufficio. Al secondo gradino del podio, ci sono coloro che dichiarano di mangiare un panino addirittura in piedi (14%) e, solo il 5% dei rispondenti, afferma di consumare la propria pausa pranzo al ristorante.
Ormai è risaputo che una corretta alimentazione incide fortemente sul rendimento lavorativo e che ha un ruolo significativo per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro; infatti la maggior parte degli infortuni sul luogo di lavoro avviene nelle ore successive al consumo del pranzo.
Ma quanto è seguita una sana dieta in ufficio? Dall’indagine condotta da mUp Research per American Pistachio Growers, emerge che solamente 2 sardi su 10 giudicano “corretta” la propria alimentazione quotidiana sul luogo di lavoro: la pausa pranzo dovrebbe rappresentare un vero momento di stacco dall’attività lavorativa; invece, secondo coloro che non ritengono di alimentarsi correttamente, il problema più importante è rappresentato proprio (e ancora una volta!) dalla mancanza di tempo. Lo sostiene infatti 1 individuo su 2 fra coloro che ritengono di non alimentarsi correttamente sul luogo di lavoro.
Quando ci si sente stressati e sopraffatti, prendersi 5 minuti per sé stessi – si sa – è la soluzione ideale! Ogni tanto infatti una pausa è molto utile, un sano momento per fermarsi e dire: “ok, è ora di sgomberare la mente“. A questo proposito, oltre 7 sardi su 10 fanno almeno una pausa snack ogni giorno e quasi 1 su 5 ne fa almeno 2.
Dato che il tempo a disposizione è sempre poco, 4 sardi su 10 fanno la propria pausa snack alla scrivania. Il 5% dichiara di non fare mai pause snack e fra coloro che non le fanno mai o quasi mai, le poche volte che hanno luogo… vengono fatte addirittura in piedi! (19%).
La frutta secca è al primo posto nei consumi di snack con il 43% ed è infatti un’opzione salutare e conveniente per uno spuntino al lavoro. Al secondo posto, la frutta fresca con il 35% delle preferenze e al terzo gradino del podio la popolarissima barretta di cioccolato scelta dal 22% degli intervistati.
Molti nutrizionisti suggeriscono, infatti, la frutta secca come alimento migliore durante una pausa: veloce, nutriente e a portata di mano, aiuta a sentirsi sazi più a lungo.
I pistacchi americani, ad esempio, sono un ottimo snack salutare ed energizzante (una porzione di circa 30g ha circa 165 kcal e ben 7 grammi di proteine): hanno un’altissima densità nutritiva perché forniscono quantità importanti di carboidrati e grassi buoni. A questo si aggiunge una forte presenza di fibre che stimolano il senso di sazietà, un alto apporto di minerali e una significativa componente vitaminica. Per coloro che consumano quotidianamente i pistacchi, il gusto (52%) e la capacità di togliere uno sfizio (46%) rappresentano sicuramente i principali driver di consumo. Seguiti dal loro essere comodi e pratici, capaci di essere sgranocchiati ovunque (38%) e l’essere considerati uno spuntino sano ed equilibrato (27%).
La maggior parte degli adulti passa metà del proprio tempo sul luogo di lavoro e per questo motivo sarebbe importante aumentare l’attività fisica quotidiana trovando il modo di praticarla durante l’orario lavorativo. Purtroppo, però, oltre metà dei sardi dichiara di non farla mai o quasi mai durante la giornata di lavoro e meno del 9% la pratica con regolarità.
Passare troppo tempo immobili alla scrivania, infatti, non è salutare: ma per “disinnescare” 30 minuti di seduta alla scrivania bastano solo 5 minuti di camminata leggera, insomma, una passeggiata per sgranchirsi le gambe. Fra coloro che effettuano attività fisica durante la giornata lavorativa, 7 sardi su 10 dichiarano effettivamente di fare almeno una passeggiata, mentre il 22% afferma di fare della ginnastica per rilassare il collo e solo l’8% dice di trovare il tempo di andare in palestra in pausa pranzo. Secondo l’OMS, stare seduti a lungo fa aumentare il rischio di malattie croniche che possono causare problemi cardiovascolari, diabete e obesità. Purtroppo, oltre metà dei sardi trovano innumerevoli motivi di scusa per evitare di fare attività fisica (mancanza di spazi adeguati e scarsità di tempo 52%, scomodità 26%).
Infine, l’ambiente di lavoro può influenzare negativamente il sistema neuroendocrino: le tensioni accumulate sul lavoro possono causare un progressivo cambio di alimentazione, causando disturbi nutrizionali e dall’indagine emerge che oltre 1 sardo su 2 crede di soffrire di questa patologia.
Pertanto se stressati, spinti da un meccanismo di ricompensa, sono portati a preferire alimenti gustosi, ricchi di zuccheri e grassi, incuranti delle calorie in eccesso. Dolci (43%) e prodotti salati come salatini e crackers (36%) sono i cibi spazzatura preferiti.