Site icon CAGLIARI POST

Per fermare l’avanzata ucraina a Kursk, Putin sgancia la bomba termobarica

Mosca, a livello ufficiale, continua a ripetere di avere il controllo della battaglia di Kursk. Da martedì, le forze armate russe stanno sbarrando il passo all’incursione di «qualche centinaia di mercenari di Kiev». E ora – spiega su Telegram il blogger militare semi-ufficiale, Alexander Kharchenko – la «situazione è stabilizzata. Il picco della crisi è passato». Eppure per fermare l’avanzata delle unità mobili ucraine – già penetrate a una profondità di ventidue chilometri –, ieri, la difesa del Cremlino ha impiegato una testata termobarica, la più potente delle armi convenzionali. Chiamata “la mini-atomica”, è capace di risucchiare tutto l’ossigeno dell’aria circostante per generare un’esplosione ad alta temperatura dal potenziale devastante. Non è la prima volta che Mosca la utilizza in Ucraina dall’inizio dell’invasione quando si sente particolarmente minacciato. Come a Kursk.

Un missile balistico tattico Iskander-M ha scagliato l’ordigno termobarico nella periferia meridionale di Sudzha, dove gli ucraini della 22esima brigata meccanizzata avevano allestito un sito di dispiegamento temporaneo. «Quindici mercenari stranieri sono stati neutralizzati», ha dichiarato il ministero della Difesa di Mosca in una nota. Allo stesso tempo, sono state aumentate le truppe per blindare la città di Sudzha. Nel mentre, nella quinta giornata di battaglia, i caccia su-30SM e Su-35S hanno martellato le postazioni nemiche concentrate lungo la riva occidentale del fiume che lambisce la città. A preoccupare Mosca è di certo la vicinanza della centrale nucleare di Kursk, a una cinquantina di chilometri dalla zona attaccata dagli ucraini. Il sito, secondo quanto dichiarato dalla società pubblica dell’energia russa Rosatom, funziona a normalmente ma il suo direttore ha lanciato l’allarme all’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Nonché la presenza a Sudzha del gasdotto Urengoy–Pomary–Uzhhorod, l’ultima stazione operativa di distribuzione in Europa del gas naturale russo attraverso il territorio ucraino. La paura peggiore di Putin, però, è che Kiev possa portare sul territorio russo quel conflitto che lo zar si ostina a negare anche in Ucraina con la retorica «dell’operazione militare speciale». Proprio quello che Volodymyr Zelensky si propone. Lo stesso presidente ha parlato apertamente di voler «spingere la guerra nel territorio dell’aggressore». Una pressione che ha già costretto le autorità ad evacuare 76mila persone dalla regione di Kursk.

L’offensiva ucraina, poi, non riguarda, però, solo il confine orientale con la Russia. Kiev agisce lungo tutte le tre direttrici. A nord, il leader bielorusso Alexandr Lukashenko ha denunciato un attacco con una decina droni – abbattuti dalla contraerea – nella regione orientale di Mogilev, non lontano dalla frontiera russa. La difesa aerea di Minsk è stata messa in massima allerta e le truppe a Gomel e Mozyr, lungo il confine ucraino rafforzate. «Abbiamo avvertito l’Ucraina: ogni provocazione non resterà senza risposta. Purtroppo Kiev dimostra di non essere pronta a nessuna pace e cerca in ogni modo di ampliare lo spazio del conflitto con l’apparente connivenza o addirittura incitamento di noti attori esterni», ha tuonato Lukashenko. E ha minacciato direttamente l’Europa: «Facciamo appello ai popoli dell’Europa vicina e mettiamo in guardia: se il conflitto si espande, travolgerà l’intera regione e si estenderà anche ai Paesi dell’Ue».

Kiev, infine, ha colpito e danneggiato una piattaforma off-shore russa per l’estrazione del gas nel Mar Nero occidentale. Un corridoio essenziale per i rifornimenti e, per questo, oggetto di una durissima battaglia l’anno scorso. Al di degli obiettivi specifici, però, questa nuova offensiva ucraina – in particolare la sortita di Kursk – appare come un modo di allentare la pressione su Kharkiv, da mesi al centro di un feroce assalto russo. E di rallentare l’avanzata russa nel Donetsk, accelerata dalla primavera in vista di un possibile cambiamento dello scenario geopolitico dopo le elezioni Usa di novembre. L’Ucraina spera di costringere Mosca a richiamare alcune divisioni per difendere il proprio territorio attaccato. E, come sottolinea Oleksii Melnik del Centro Razumkov, di avere qualcosa da scambiare in un possibile negoziato. In realtà, la strategia di Kiev divide gli esperti. Alcuni criticano la scelta di aprire un nuovo fronte invece di impiegare le truppe su Kharkiv o nel Donbass.

avvenire

print
Exit mobile version