PMA: ospedale Brotzu 3° in Italia per n° cicli IUI (inseminazione intrauterina)

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Il portale di public reporting delle strutture sanitarie italiane, www.doveecomemicuro.it, ha realizzato un’indagine sui centri italiani di Procreazione Medicalmente Assistita che eseguono più procedure annuali di ICSI/FIVET (fecondazione in vitro), FER (scongelamento di embrioni), FO (scongelamento di ovociti), fecondazione con donazione di gameti e IUI (inseminazione intrauterina). Fonte dati: Istituto Superiore di Sanità 2018 relativi all’anno 2016.
A riconfermarsi 1° per numero di cicli di ICSI/FIVET è l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, in provincia di Milano. Lo stesso centro è 1° per volume di procedure da scongelamento di embrioni (FER); il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, invece, è al 1° posto per numero di procedure da scongelamento di ovociti (FO); la Clinica Eugin di Modena è in prima posizione per numero di procedure con donazione di gameti; mentre l’Ospedale Santa Maria – GVM Care & Research di Bari è 1° per numero di cicli di IUI.
Inoltre, l’Ospedale Microcitemico – A.O. Brotzu di Cagliari è 3° in Italia per volume di procedure di IUI (inseminazione intrauterina).

Centri italiani che nel 2016 hanno effettuato un maggior numero di procedure IUI e numero di cicli eseguiti:

  1. Ospedale Santa Maria – GVM Care & Research di Bari (struttura privata non convenzionata SSN – 613)
  2. Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI) (privato convenzionato SSN – 438)
  3. Ospedale Microcitemico A.O. Brotzu di Cagliari (pubblico – 395)
  4. Ospedale Luigi Sacco di Milano (pubblico – 360)
  5. Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano (pubblico – 334)

“Se in diversi ambiti della chirurgia esiste una correlazione diretta tra volume di interventi eseguiti in un anno e migliori esiti, nella Procreazione Medicalmente Assistita le cose sono più complesse. Per comprendere quali garanzie offre un centro di PMA non basta considerare solo il numero di cicli di PMA effettuati in un anno, ma bisogna tener conto anche dei volumi annuali di procedure di crioconservazione di ovociti (FO) e di embrioni (FER): tecniche che permettono di avere più trattamenti e quindi più chance di successo senza dover ripetere la stimolazione farmacologica e senza doversi sottoporre nuovamente al prelievo degli ovociti”, spiega Giulia Scaravelli, Responsabile Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita dell’Istituto Superiore di Sanità.
Al riguardo, è utile sapere che solo un quarto (il 24,6%) dei centri italiani di II e III livello raggiunge 500 cicli annui di PMA contro una media europea del 41%. E che i centri di dimensioni maggiori – che eseguono più di 1.500 cicli l’anno – sono quelli che registrano la più alta percentuale di trasferimenti in utero con la tecnica FER (39,2%).
Quanto alle probabilità di successo, è in costante aumento la “percentuale cumulativa di gravidanza su ciclo iniziato”, calcolata sommando le gravidanze ottenute sia da cicli a fresco che da scongelamento divisi per cicli iniziati: nel 2016 si è attestata al 25,4% contro il 24,8% del 2015 e il 20,1% del 2005.
Per ciò che concerne l’applicazione delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita, ancora oggi dipende dall’organizzazione sanitaria regionale perché, nonostante tutte le prestazioni di PMA siano state inserite nei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza (con il DPCM del 12 gennaio 2017), manca un decreto che determini le tariffe a carico del SSN.
La maggior parte delle Regioni hanno stabilito un’età massima della donna per accedere alle tecniche di PMA in convenzione con il SSN di 46 anni non compiuti (Lombardia e Sardegna solo con donazione di gameti). Fanno eccezione: Umbria (41 anni); Emilia Romagna, Abruzzo, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano (46 anni) e Veneto (50 anni). La Campania si sta adeguando a quanto previsto dai Lea con un documento che sarà pubblicato a breve: l’età massima della donna qui sarà di 46 anni. Il Molise, invece, non ha emesso delibere: essendo una Regione in piano di rientro e commissariata, non può erogare ai propri cittadini prestazioni di PMA. Lo stesso vale per la Puglia che, essendo in Programma Operativo, non ha inserito la PMA nei Lea Regionali.

Aumentano le coppie che si rivolgono ai centri di PMA

In base alla Relazione per il Ministro della Salute sull’attività del 2016 del Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita dell’Istituto Superiore di Sanità (12° report) si è registrato un incremento di attività di PMA. Le coppie che si sono sottoposte a Procreazione Medicalmente Assistita, in Italia, sono passate da 74.292 a 77.522. Conseguentemente, sono aumentati i cicli, da 95.110 a 97.656, e i bambini nati, da 12.836 a 13.582. Questi ultimi, secondo i dati ISTAT, rappresentano il 2,9% del totale di nati nel 2016 (473.438). “La tendenza all’aumento dell’applicazione delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita nel nostro Paese può essere valutato positivamente, così come la percentuale di bambini nati, che pian piano si sta avvicinando alla media europea”, commenta Giulia Scaravelli, Responsabile Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita dell’Istituto Superiore di Sanità. “I dati disponibili riflettono una situazione in progressivo miglioramento per quanto riguarda sia la maggiore offerta di trattamenti sia le più semplici modalità di accesso”.

Tariffe: sono in vigore quelle definite dalle Regioni

“Per quanto riguarda le prestazioni di PMA con donazione di gameti, quasi tutte le Regioni hanno recepito la tariffa convenzionale definita dalla Conferenza Stato Regioni e Provincie Autonome di Trento e Bolzano 14/121/CR7c/C7 del 25 settembre 2014: € 1.500 (compresi € 500 per i farmaci) per fecondazione con seme da donatore con inseminazione intrauterina; € 3.500 (compresi € 500 per i farmaci) per fecondazione con seme da donatore in vitro; € 4.000 (compresi € 500 per i farmaci) per fecondazione con ovociti da donatrice”, spiega la Responsabile del Registro. Alle coppie che si sottopongono alle procedure di PMA eterologa può essere richiesto di contribuire con una quota di compartecipazione nella misura fissata dalle Regioni e dalle Province Autonome.

Probabilità di successo: in costante aumento la percentuale cumulativa di gravidanza su ciclo iniziato

“L’indicatore che attualmente rappresenta più realisticamente le probabilità che una coppia ha in un determinato ciclo di ottenere una gravidanza è la percentuale cumulativa di gravidanza su ciclo iniziato”, spiega Giulia Scaravelli. Questo valore viene calcolato sommando, nell’anno preso in esame, le gravidanze ottenute sia da cicli a fresco che da scongelamento diviso per i cicli iniziati. Ebbene, questa percentuale è in costante aumento: nel 2016 è stata del 25,4% contro il 24,8% del 2015 e il 20,1% del 2005. Dato che la percentuale di gravidanza su cicli iniziati per tecniche a fresco nel 2016 si è attestata al 17,3%, la differenza (di 8,1%) equivale a un 47% di probabilità in più – grazie allo scongelamento – di ottenere una gravidanza rispetto all’utilizzo delle sole tecniche a fresco. Questo vale per tutte le classi di età (tenendo conto, però, che l’età della donna è una delle variabili che influisce maggiormente sul buon esito dell’applicazione delle tecniche di PMA).

 

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