Nel giorno dell’attracco al porto canale di Cagliari della nave portacontainer Bahri Yanbu – che si sospetta possa aver fatto scalo nell’isola, per imbarcare armamenti destinati all’Arabia Saudita – si riscontra la ferma presa di posizione della Cgil regionale e della Camera del Lavoro di Cagliari, occasione per ribadire la linea sancita in un documento approvato nell’ultimo Congresso regionale qualche mese fa: “Il Governo nazionale deve fermare l’export di armi verso l’Arabia Saudita, visto l’uso che la coalizione araba fa del mandato d’intervento Onu, con vittime civili nello Yemen”.
La Cgil chiede al Governo ed al Parlamento di assumere decisioni coerenti con il dettato della legge n.185/90 che vieta esplicitamente il commercio di armi verso Paesi che si trovino in stato di conflitto armato e di recepire le decisioni assunte da altri Paesi europei e dallo stesso Parlamento comunitario, che hanno assunto risoluzioni di condanna degli atti di guerra che colpiscono indiscriminatamente i civili, causando vittime innocenti e mettendo allo stremo, per inedia, malattie e violenza, la popolazione yemenita.
“Diventa però insostenibile – concludono Cgil regionale e Camera del Lavoro di Cagliari – che debbano essere i lavoratori sia nei porti che nelle fabbriche, a colmare l’assenza di indirizzo di cui si sta rendendo responsabile il governo italiano. La Cgil infatti tutela i lavoratori tutti, soprattutto quando si trovano a dover fronteggiare un clima di tensioni le cui ragioni vanno ricercate altrove, ovvero nelle scelte dei Governi, succedutisi negli anni, in scoperta violazione dei principi costituzionali e dello spirito della legge n. 185/90 per aver autorizzato le esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita, che le usa attivamente nel conflitto yemenita”.
Alberto Porcu Zanda