Era diretto in Belgio dove risiede, quando a bordo di un auto partita dalla Finlandia e intercettata in Danimarca, il
leader indipendentista Charles Puigdemont è stato fermato in Germania. Trattenuto. Arrestato. Trasferito dalla frontiera in un carcere tedesco del nord, in attesa che magistratura locale e procura spagnola decidano sulla sua sorte: sconterà la pena in Germania o verrà estradato in Spagna dove è accusato per presunta “ribellione” e dove rischia una condanna fino a 30 anni di carcere per avere portato avanti il progetto politico dell’indipendenza e per la proclamazione della “repubblica” il 27 ottobre scorso.
A quanto si apprende in queste concitate ore, giù domani il leader separatista comparirà in tribunale che potrebbe optare, e in tempi brevi, per l’estradizione in Spagna. Del resto, tutto avviene il linea con quanto verificatosi venerdì, quando come noto è stato riattivato il mandato d’arresto europeo a carico di Puigdemont. Eurorichiesta soddisfatta dalla polizia tedesca e che ha portato, di nuovo, un fiume di gente tornata in piazza a Barcellona, stavolta contro l’arresto del leader indipendentista. Dunque, è esplosa (di nuovo) la protesta in Catalogna. un fiume di persone sta protestando contro l’arresto di Puigdemont, animando disordini e scontri con la polizia; e come riportano anche diversi siti in queste ore, tra cui la Repubblica online, «ci sono stati scontri con la polizia.I manifestanti, radunati davanti all’ufficio della commissione europea, intendono raggiungere in corteo il consolato tedesco».Alla notizia del fermo e del trasferimento in carcere, la Rambla di Barcellona si è gremita di manifestanti, migliaia di persone catapultatesi in strada per ribadire il proprio sostegno all’ex presidente e agli altri leader del movimento indipendentista catalano, rinviati a giudizio venerdì scorso perché incriminati per ribellione allo Stato per il referendum illegale sull’indipendenza della Catalogna del primo ottobre 2017; un’accusa rinvigorita poi dalla successiva dichiarazione di indipendenza votata dal Parlamento regionale il 27 ottobre 2017, per la quale ora Puigdemont e i suoi fedelissimi rischiano una condanna fino a 30 anni di carcere. Intanto, come riporta la Repubblica, «l’ex consigliera per l’Istruzione catalana Clara Ponsatì i Obiols, anche lei destinataria del mandato di arresto europeo, ha deciso di consegnarsi alle autorità della Scozia, dove aveva trovato riparo».