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Quattro i punti del decreto dignità presentato da Di Maio

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Il decreto dignità è stato presentato da Di Maio come suo primo provvedimento e si basa su quattro punti. Il primo riguarda le imprese e prevede

l’abolizione “con effetto immediato” di spesometro, redditometro, split payment e studi di settore. La seconda norma del dl è invece rivolta alla delocalizzazione delle imprese, “perché non esiste che te ne vai all’estero se prendi soldi dall’Italia” ha sottolineato Di Maio. Terzo punto è una stretta sui rinnovi dei contratti a termine che dovrebbero ridursi rispetto ai cinque attuali e con la reintroduzione della causale, probabilmente non per il primo contratto ma solo a partire dal primo rinnovo. Sembra escluso invece un appesantimento dei costi per le aziende che stipulano contratti a termine, misura difficilmente digeribile per una parte della maggioranza. Resterebbe quindi solo l’aliquota aggiuntiva dell’1,4% che serve per finanziare la Naspi mentre dovrebbe restare il limite a 36 mesi per l’insieme dei contratti a tempo in capo a una sola persona.

Tra le misure previste c’è poi il rinvio della fatturazione elettronica sulla vendita dei carburanti per le partite Iva, che slitterebbe così al primo gennaio 2019. Infine, il provvedimento conterrà una norma per abolire gli spot pubblicitari per il gioco d’azzardo “che sta distruggendo le famiglie”.

Col decreto dignità, ha sottolineato qualche giorno fa Di Maio, “tutto ciò che mette i bastoni tra la ruote a cittadini e imprese da qui ai prossimi mesi dev’essere semplificato o eliminato del tutto”. La ‘sfida’ del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico è dunque quella “di rivedere quelle norme che stanno rendendo un inferno la vita dei cittadini”.

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