La Festa del Redentore rappresenta per Nuoro e la Sardegna un appuntamento importante sia sotto l’aspetto religioso che sotto l’aspetto turistico. Causa pandemia, in questi ultimi due anni la festa è stata sotto tono ma solamente per la parte profana che riguarda l’imponente sfilata, la religiosità è rimasta intatta per tanti fedeli La Festa del Redentore, è stata istituita a Nuoro all’inizio del ‘900 in occasione della collocazione della statua sulla cima del Monte Ortobene.
Storia
Alla fine del XIX secolo, Papa Leone XIII° espresse il desiderio di iniziare il nuovo secolo innalzando, sulle cime di diciannove Regioni d’Italia altrettanti monumenti a Cristo Redentore, uno per ciascun secolo di cristianità e il ventesimo in onore di Leone XIII. Il presidente del Comitato vaticano cardinale Domenico Jacobini comunicò la scelta della diocesi di Nuoro direttamente al Vescovo Monsignor Salvatorangelo Demartis. Un comitato esecutivo locale costituito da quaranta membri, la cui presidenza onoraria fu affidata allo stesso vescovo, mentre l’organizzazione generale al canonico Pasquale Lutzu, si occupò di definire le caratteristiche dell’opera e di reperire i fondi necessari. Allo scultore Vincenzo Jerace, era stata affidata la realizzazione della colossale statua.
Attraverso sottoscrizioni sostenute dalla stampa sarda e al ricavato di una lotteria si riuscì a raccogliere la somma di L. 13.825.55. Alla campagna di sensibilizzazione per la raccolta fondi partecipò anche la scrittrice Grazia Deledda scrivendo una lettera al quotidiano L’Unione Sarda pubblicata nel luglio 1901.
La statua del peso di 18 quintali e dell’altezza di 7 metri, venne fusa a Napoli, divisa in tre parti fu trasferita a Cagliari a bordo del piroscafo ”Tirso” e di lì condotta a Nuoro con il treno della Compagnia ferroviaria reale dove giunse il 19 agosto 1901.
Il trasporto sul monte Ortobene, fu possibile grazie a robusti carri a buoi messi a disposizione dai contadini nuoresi. Grande impresa fu il trasporto e il montaggio dei pesantissimi pezzi sul piedistallo che doveva ospitare la statua. I lavori si conclusero la mattina del 29 agosto quando già una folla di 8.000 fedeli risaliva il Monte per la cerimonia inaugurale. Lettere e telegrammi augurali inviati da più parti, furono letti, e quando venne letta la benedizione del Papa la folla urlante applaudì: ”Viva Leone XIII°! Viva la Patria!”
Alla festa inaugurale non presenziò lo scultore Vincenzo Ierace, colpito da un gravissimo lutto, era morta la moglie Luisa. Nel 1905, in omaggio allo scultore, venne posta ai piedi della scalinata una lapide in memoria della moglie Luisa scritta da Grazia Deledda nel 1902.