Renzusconi – “Non farò un figurone ma l’idea di questo spettacolo non è mia ma di Ettore Rosato. Mi sono divertito cosi tanto a litigarci e a dirgli quanto la sua legge elettorale fosse cosi brutta che
tornando in redazione, ho deciso di portarla in teatro”.
Andrea Scanzi chiude cosi la tappa cagliaritana di “Renzusconi”, la trasfigurazione teatrale del suo ultimo libro, fortemente voluto dalla redazione del “Fatto Quotidiano”.
Nel suo monologo di quasi due ore, ricco di ironiche metafore e di riferimenti audio video, il pubblico del Teatro Massimo si lascia condurre sino all’ultimo secondo.
“Se perdo il referendum Costituzionale, mi ritiro dalla politica”. La frase famosa dell’ ex presidente del Consiglio, è la da sigla di apertura e il leit motiv dell’evento appare evidente.
Anticipata da una lista di politici sardi ritenuti impresentabili (Cappellacci, Manca, Lai, Barracciu), inizia la biografia ironicamente romanzata di Matteo Renzi. La sua partecipazione a “La Ruota della Fortuna” e il clamoroso errore effettuato in fase di raddoppio, è il semaforo verde per conquistare la platea. Il commento del giornalista è serafico: “Mike Bongiorno lo zimbella allegramente davanti alla nazione e secondo me non si è ancora ripreso”.
Le battute sono costanti e senza tregua: “Renzi è carismatico e umile. Lui che attacca Zagrebelsky è come dire che Gigi D’Alessio in un intervista dice che Beethoven è un pianista di m….”. Non sono risparmiate le interviste in inglese (stavolta in compagnia di alcuni politici italiani) mentre non c’è empatia per la classe dirigente renziana passata in rassegna. Fiano, Guerini, Morani Nardella, Orfini, Prestipino, Richetti, Romano, Boschi, Rosato, Gozi, De Micheli, accompagnati dalla giornalista Fusari e dal suo collega Mavia: per ciascuno di essi, c’è una dedica particolare.
“Serviva un momento di finto rinnovamento che in realtà era una restaurazione. In questo, Renzi è stato un genio perché anche ammesso che succeda di prendere meno del 20%, invece di 320 parlamentari ne avrà 200 e saranno quasi tutti suoi, tutti yesman. E se lui dice andiamo da Berlusconi, loro ci andranno.”
Dal suo libro, Scanzi estrae alcuni passaggi che accomunano i due ex presidenti del Consiglio e dice: “Mi ferisce il silenzio degli intellettuali. Dove siete finiti? Prima non criticavate Berlusconi per le idee diverse di popolo, Paese, giustizia, idea, libertà. Lo criticavate perché lui vinceva e voi perdevate. Non è politica, è tifo”.
Vengono menzionati Sergio Staino, Vittorio Zucconi, Michele Serra, Nanni Moretti e Roberto Benigni: “Per dieci anni ci ha asciugato le palle su quanto fosse bella la Costituzione. E quando la Costituzione piu’ bella del mondo l’ ha toccata il leader del suo partito, è diventata toccabilissima”.
In assenza di una sentinella alla Dario Fò (“teneva viva le coscienze”), per Scanzi il centrosinistra rischia di collimare con il centrodestra e quando Scalfari opta per l’ex patron del Milan rispetto a Di Maio, “è renzusconismo. E’ impossibile fare peggio di Berlusconi.”
Due gli scenari prevedibili: “O vince il centrodestra da solo o Berlusconi da un calcio a Salvini e alla Meloni, si tiene le frattaglie del centrodestra e va da Renzi. Renzusconi, amen.”
Sul numero uno di Forza Italia, aggiunge: “Giorni fa diceva che manderà via 600 mila clandestini. Al centrodestra vorrei ricordare la sanatoria dei 600 mila clandestini nel 2002 e che loro sono quelli del condono fiscale, l’evasione fiscale. E’ lecito anche pensare che il loro leader presunto sia un non candidabile, condannato in via definitiva e impossibile da votare.”
La campagna elettorale attuale merita un commento anche per altri soggetti politici.
“La Bonino che sta con Tabacci? Sarebbe come se Pupo facesse il batterista dei Rolling Stone. Cuperlo va in televisione e dice che Matteo Renzi non è stato di parola. La Lorenzin crea un simbolo che sembra disegnato da Candy Candy.”
E ancora . “Adinolfi dice a Povia che si deve candidare perché ha fatto la storia della musica. Adinolfi dimmi chi è il tuo pusher perché la mia vita ha una svolta!”.
Come comportarsi, dunque. Prima di salutare Cagliari, l’autore di “Non è tempo per noi” propone cinque regole, da seguire almeno fino al 5 marzo “ma anche oltre”: Informarsi, stop al meno peggio, stanare le bugie, avere memoria storica, alimentare il dubbio.
Il lungo applauso finale ha un sinonimo: Scanzi è piaciuto