E’ un semaforo arancione che potrebbe stroncare ogni speranza di sviluppo sul Parco Geominerario. Una procedura d’infrazione che l’Unesco ha di fatto avviato nei confronti dell’area che si estende dal Sulcis al Medio Campidano. L’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa degli ambiti culturali ha infatti ammonito l’ente che si occupa del geoparco. Un segnale negativo per il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gianluigi Rubiu, che ha presentato un’interrogazione urgente per chiedere chiarezza sulle politiche inerenti il potenziamento dei percorsi e del turismo all’interno del sito: <<Il Parco rappresenta il mezzo per creare sviluppo sostenibile e l’occasione per il riscatto economico e sociale dell’intero territorio – spiega l’esponente di FdI – ma è stato abbandonato al suo destino da una politica regionale immobile, incapace di dare prospettive al compendio>>. Suggestivi villaggi operai, pozzi di estrazione, migliaia di chilometri di gallerie, impianti industriali, antiche ferrovie, preziosi archivi documentali e la memoria di generazioni di minatori rendono il Parco un tesoretto culturale da scoprire. <<La confusione però regna sovrana attorno all’area, con l’Unesco che ha contestato all’ente di gestione la mancanza di una perimetrazione unitaria – aggiunge Rubiu – Non è tanto il parere dell’organismo internazionale che ci preoccupa. E’ l’inerzia sui piani di rilancio dell’area che lascia molte perplessità, con una lentezza inverosimile del carrozzone ideato per far crescere il parco>>. L’immagine è quella di un’area con un grande futuro già dietro le spalle. <<Il Parco geominerario della Sardegna non ha sinora acquistato la centralità – conclude Rubiu – nell’ambito delle politiche territoriali che la Giunta regionale si è impegnata ad assumere. Siamo lontani dalle attese di sviluppo culturale e occupazionali. Abbiamo un capitale prezioso, che la Sardegna non ha saputo rendere fruibile>>.
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