È sarà un lungo viaggio alla scoperta dei beni culturali e naturalistici di un territorio che va dall’estremo
nord del Medio Campidano, dove è collocata Guspini, alla costa sud occidentale dove si trova Arbus, uno
dei Comuni più estesi della Sardegna. Archeologia mineraria, nuragica, romana, e poi beni identitari, chiese
antiche e ancora siti di interesse ambientale sono gli ingredienti di un ricco programma di aperture nel fine
settimana. Mentre Guspini porta in dote 4 siti da visitare, Arbus è rappresentata con 15 siti.
Monumenti Aperti a Guspini
Il Cimitero monumentale è una nuova entrata nel novero dei beni aperti nella cittadina del Medio
Campidano. Nell’attuale via Marconi, che conduce alla Miniera di Montevecchio e alla Costa Verde, si
costeggia il Camposanto di Guspini. Il suo progetto, costituito da dieci tavole, fu redatto nel 1866
dall’aiutante ingegnere Onnis di Cagliari. Nel complesso, in stile neoclassico, costruito tra il 1867 e il 1868, è
possibile ammirare i monumenti funerari dedicati alle personalità illustri che, a diverso titolo, hanno
contribuito allo sviluppo della società guspinese. Le visite guidate a cura di un gruppo di studenti studenti
dell’I.C. “E.Fermi+Da Vinci” e dell’I.I.S. “Buonarroti”, con il supporto dell’associazione AUSER
All’interno del centro abitato, collina di Cuccureddu ‘e Zeppara, sono aperti alle visite i Basalti Colonnari:
una parete di prismi basaltici verticali, accostati secondo la caratteristica forma a “canne d’organo”. Le
colonne esagonali, alte circa 20 metri, hanno avuto origine dal raffreddamento graduale della lava, che ha
creato una perfetta fessurazione verticale. La particolare conformazione e nettezza dei tagli ne fa uno dei
rari esempi di rilievo nell’isola e in Europa. Raccontano il sito gli studenti della scuole primarie “Rodari” e
“Satta” e dell ’I.I.S. “Buonarroti”, con il supporto delle associazioni Minatori Sa Mena e Gentilis ODV.
È inserito nel fine settimana di aperture al pubblico anche il Monte Granatico di Guspini, che vanta oltre
600 anni di storia e numerosi interventi strutturali che hanno portato all’aspetto attuale. Oggi ospita al suo
interno un’interessante esposizione multimediale diacronica della storia di Guspini e del mondo intero.
Visite guidate a cura dell’I.C. “E.Fermi+Da Vinci” e dell’I.I.S. “Buonarroti”, con il supporto dell’associazione
nazionale azionale Marinai d’Italia – Guspini.
Completa il percorso attraverso Guspini il suo edificio di culto più antico: La chiesa di Santa Maria, datata
all’XI-XII secolo. Di stile romanico-pisano, l’edificio era annesso a un antico monastero, oggi scomparso, in
un luogo ricco di acque sorgive perenni. La presenza nelle vicinanze della fonte nota come “Sa Mitza de
Santa Maria” e di queste acque, ne facevano meta costante dii pellegrini, che ne raccoglievano il prezioso
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liquido ritenuto terapeutico e miracoloso. La chiesa fu riedificata in stile gotico nella prima metà del XIV
secolo, ma completamente rifatta nel 1700. Al suo interno alcuni arredi sacri di grande importanza, come
l’altare maggiore in marmo finemente decorato e un’acquasantiera in trachite grigia, una tela dipinta da
Michelangelo Medici del 1796 e una campana in bronzo, con iscrizione datata 1698, sostituita nell’agosto
1987 da una copia. Visite guidate della scuola paritaria dell’infanzia “Santa Maria” e degli I.C. “E.Fermi e “Da
Vinci”, con il supporto dell’associazione Il Mercatino dei sogni.
Monumenti Aperti ad Arbus
Per la prima volta inserite in Monumenti Aperti le Terme Romane di Santa Sofia, con visite esterne a cura
del Gruppo Archeologico Cugui. Il sito archeologico è ubicato in una valletta ricca d’acqua posta a meno di
500 metri dal campo sportivo alla periferia sud-ovest di Arbus. Allo stato attuale sono visibili in situ soltanto
tre lacerti distinti, due dei quali inglobati in un muretto a secco; i primi due sono pertinenti a pilastri
angolari, il terzo è un tratto di muratura ad essi contermine. La struttura è stata quasi completamente
distrutta; alcuni settori intorno alle murature superstiti possono conservare sotto il terno ulteriori lacerti
murari.È possibile solamente la visita esterna.
Di nuova entrata per Monumenti Aperti è Laveria di Naracauli, chiamata anche laveria Brassey dal nome
del proprietario della Miniera, l’inglese Lord Thomas Allnutt Brassey. Entrò in funzione nei primi mesi del
1900 e fu destinata specialmente al trattamento dei materiali blendosi (la blenda è il minerale dal quale si
estrae industrialmente lo zinco e come sottoprodotto anche cadmio, gallio e indio). La bella e imponente
struttura, dai pregevoli particolari architettonici e dallo stile ricercato, rimase attiva, a fasi alterne, sino alla
chiusura avvenuta alla fine degli anni ’60 del secolo scorso e, sebbene ora sia notevolmente decaduta e
quasi rudere, tuttavia conserva, immersa nella natura e nel silenzio circostanti, uno straordinario fascino
che richiama una dimensione quasi surreale.
È possibile solamente la visita esterna a cura della Consulta Giovanile Arbus.
Altro monumento inserito per la prima volta nella manifestazione, con visite a cura dell’associazione Angeli
nel Cuore, è la Chiesa della Madonna Beata Vergine del Rosario, nota come Chiesa di Belvedere. È situata
nel rione di Conca ‘e Malu. Fu costruita negli anni ’60 del Novecento e grazie alla sua posizione domina la
parte più alta del paese. Sabato 25 dalle 15 i visitatori possono assistere all’allestimento del Cocchio in
onore della Madonna d’Itria (Chiesa di Belvedere). I festeggiamenti in onore della Madonna proseguono
domenica dalle 11 in un’altra chiesa della serie dei monumenti parti ad Arbus: la chiesetta campestre di
Nostra Signora d’Itria, che venne sicuramente edificata nel 1666. In questa data risulta, dal registro dei
defunti, il decesso di un eremitano della chiesa di Nostra Signora d’Itria. Si può ragionevolmente supporre
che esistesse ancora prima di questa data, poiché nel 1636 fu costruita la cappella nella parrocchia. Arbus
come gli altri paesi della costa era meta di incursioni da parte dei pirati che vi sbarcavano per razziare e fare
schiavi. È facile immaginare che le popolazioni invocassero la Madonna a protezione delle incursioni. La
traccia più antica del culto alla Madonna risale al 1636.
Il Museo dei Minerali e Diorami, nell’ex foresteria della miniera Montevecchio Loc. Montevecchio – ex
Foresteria entra per la prima volta nel novero di Monumenti Aperti con la collaborazione del Ceas – Centro
di Educazione Ambientale e dell’associazione Zampa Verde, solo il sabato dalle 15.30 alle 20. l Museo
presenta una ricca collezione di minerali che in buona parte derivano direttamente dalla miniera di
Montevecchio. Alcuni minerali sono stati estratti, invece, in altre miniere della Sardegna o provengono da
altre parti d’Italia e dall’estero. La splendida collezione Dellacà presenta i Diorami che riproducono la vita
mineraria in diverse epoche.
Tappa alla Casa Museo del Coltello Sardo, ideata e realizzata dal noto coltellinaio Paolo Pusceddu, che
acquisisce l’arte di trattare i metalli fin da bambino sotto la guida del padre Mario, maestro fabbro ferraio.
Nel marchio “L’Arburesa” c’è l’intento di far rivivere le lame a “foggia antica” tipiche della zona. Nel 1996 la
vecchia casa paterna di Paolo Pusceddu, restaurata con rispetto dell’originaria struttura settecentesca,
diventa la “Casa Museo del Coltello Sardo” che ogni anno viene visitata da migliaia di turisti e scolaresche.
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L’associazione Angeli nel Cuore cura le visite guidate alla Chiesa di San Sebastiano, posta al centro del
paese. Le prime notizie sulla sua edificazione risalgono alla fine del XVI secolo (tuttavia il luogo di culto ha
origini più antiche). L’aspetto odierno della facciata si deve agli interventi di restauro di fine ‘800.
All’interno, il presbiterio è custodito da una balaustrata realizzata da Battista Spazzi intorno al 1770, l’altare
maggiore risalente al 1845 è opera del Fiaschi, mentre la navata centrale apre a varie cappelle, fra le quali
spicca, per la sua originalità, quella dedicata alla Madonna di Lourdes.
Al Gruppo Archeologico Cugui sono affidate le visite al Montegranatico, in piazza Immacolata. Le prime
notizie sulla sua presenza risalgono al 1763. Su due livelli, ha muratura in granito con all’interno degli archi
acuti che delimitano gli ambienti mentre i soffitti sono in legno a vista, con travi di castagno. I Monti
Granatici, voluti dall’amministrazione Piemontese, nacquero per continuare l’opera degli Spagnoli, gestita
dai parroci. L’istituzione giungerà sino alla fine dell‘800 trasformandosi in Cassa Ademprivile, confluendo
nel 1928 nell’Istituto di Credito Agrario per la Sardegna, assorbito verso gli anni ’50 dal Banco di Sardegna.
Guida Ambientale Escursionistica presenta, invece, il monumentale Palazzo della Direzione della Miniera di
Ingurtosu, progettato e costruito dall’ingegnere J.G. Bornemann. I lavori vennero conclusi dall’ingegnere
Viktor Bornemann, direttore della miniera dal 1884 al 1894. L’edificio richiama la tradizione costruttiva
Nord-Europea, in particolar modo il castello di Wartburg, dell’XI secolo, sito ad Eisenach in Germania. È
possibile solamente la visita esterna.
Ceas, Centro di Educazione Ambientale, l’associazione Zampa Verde, l’associazione culturale Folkloristica
Sant’Antonio Arbus e la Consulta Giovanile Arbus accolgono i visitatori del Pozzo Gal, in località Ingurtosu,
sito che deve il suo nome al cognome di un dirigente della Penarroya, che intorno agli anni ‘20 gestiva le
miniere tramite la Società Pertusola. La sua messa in funzione era finalizzata alla coltivazione in sotterraneo
del filone Brassey, scoperto durante la sua presidenza nella società Gennamari e Ingurtosu da Lord Thomas
Allnutt Brassey. Questo filone è la continuazione del filone Montevecchio coltivato nelle omonime miniere
e con la sua estensione di 8 Km rappresentò la più importante manifestazione metallo-genica filoniana della
Sardegna
Siamo a 500 metri dal kilometro 82 della strada stratale 126. Qui, su un colle di 400 metri, si trova il
Nuraghe Cugui che, appoggiandosi a sud su uno strapiombo naturale di notevole altezza e circondato da
suggestive distese boschive, domina un paesaggio aereo a 360 gradi nel quale spicca il centro abitato di
Arbus. Alle falde del colle è presente una fonte di acqua sorgiva perenne denominata “sa Mitza ‘e Canau”.
Nel sito furono trovate tracce insediative di età prenuragica con resti culturali pertinenti alle culture di S.
Ciriaco (3400-3200 a.C.), S. Michele di Ozieri (3200-2850 a.C.) e Monte Claro (2400-2100 a.C.). Visite a cura
del Gruppo Archeologico Cugui, come per il sito successivo: il Mulino Puddu. Realizzato da una struttura a
pianta rettangolare, è costituito da una muratura caratterizzata da grossi conci granitici utilizzati da altra
arcaica struttura. Il monumento conserva ancora le caratteristiche peculiari tipiche del suo antico utilizzo,
prestandosi a una chiara lettura, sono ben visibili, infatti, il foro, che ospitava l’albero di trasmissione, i fori
sulle pareti interne che sostenevano le travi in legno della tramoggia e del paranco e la camera che ospitava
la ruota orizzontale. Rimane ancora ben conservato il lastricato pavimentale interno. In un’antica casa del
paese è conservata la sua originaria macina.
Aperto anche il Museo Antonio Corda – Arti e Mestieri Antichi della Sardegna, a cura dell’associazione
vulturale Etno Museum ETS. Qui sono accolti reperti di oltre cinquanta mestieri antichi della Sardegna,
offrendo al visitatore un’ampia panoramica di attrezzi e produzioni che raccontano un patrimonio secolare
di conoscenze e tecniche di lavorazione dei materiali, fondamentali per la nostra cultura e la nostra
identità. Il museo ha sede in un’antica dimora di famiglia contadina benestante del centro storico di Arbus,
in via Giardini.
In località Torre dei Corsari si trova la Torre di Flumentorgiu, che sarà raccontata dai volontari
dell’associazione Comunione Torre Dei Corsari. Costruita dagli spagnoli verso la fine del XVI secolo per
controllare le incursioni marittime dei pirati saraceni, vnne catalogata come “torre de armas”, in grado di
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far fronte a qualunque tipo di fuoco navale. Attiva militarmente fino al 1867, contava su di una guarnigione
composta da un Alcalde (il comandante), un artigliere e, in base al periodo, tre o più soldati.
Il località Porto Palma si trova, invece, la Tonnara di Flumentorgiu. Denominata anche Flumentorgiu o
meglio conosciuta sin dai tempi passati come “Tunaria”, era approdo e ormeggio per natanti, imbarcazioni
e navi, e luogo ideale per la pratica della pesca nella tonnara sin dal 1600. Lo storico borgo era abitato dai
pescatori dediti, oltre che alla pesca, anche alla lavorazione del tonno, attività a cui deve il suo nome
questo incantevole luogo. Le vecchie case e i caseggiati sono stati finemente restaurati, come l’arco del
portale della Caserma, situato nel Palazzotto di Sant’Antonio, dando vita a un incantevole borgo dislocato ai
piedi del promontorio a cento metri dal mare. Visite guidate a cura dell’associazione Porto Palma.
INFORMAZIONI UTILI
I monumenti saranno visitabili gratuitamente, sabato e domenica sulla base degli orari indicati in ciascun
sito. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. È facoltà dei responsabili della
manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le
visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso.
Eventuali altre indicazioni per i visitatori: Info point a cura dell’Ass. Pro Loco Guspini, in piazza XX Settembre
durante la manifestazione – e mail: cultura@comune.guspini.su.it; Info point di Arbus, via Libertà 16 – e
mail info@arbusturismo.it.