
Il ministro dell’Interno Salvini, durante la visita al Sacrario dei Vigili del Fuoco, non ci è andato troppo per il sottile: “L’elemosina Bruxelles la può tenere per
lei, noi vogliamo chiudere i flussi in arrivo per smaltire l’arretrato di centinaia di migliaia di presenze, non chiediamo soldi ma dignità e ce la stiamo riprendendo con le nostre mani”. D’altra parte sul tavolo del Viminale è già pronto il “contropiano” che potrebbe veder la luce già a fine estate. Si tratterebbe di un decreto per cancellare “la protezione umanitaria istituita da Prodi” nel 1998, “rispedire nei paesi d’origine gli stranieri detenuti in Italia” e aprire un Centro di identificazione ed espulsione in ogni regione.
Due posizioni diametralmente contrapposte. Da una parte la casta di Bruxelles tenta un’altra furbata dando “pieno sostegno” finanziario per coprire le infrastrutture e i costi operativi dei centri con una “offerta di 6mila euro a migrante per gli Stati che accettano di accogliere i richiedenti asilo”. Dall’altra Salvini che respinge al mittente il piano elaborato dalla Commissione europea senza se e senza ma: “L’ipotesi non esiste. L’Italia non chiede l’elemosina, anche perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa tra i 40mila e i 50mila euro”. Su questo punto il governo è compatto. Persino Giuseppe Conte non si fa troppi problemi a liquidare la proposta di Bruxelles. “Non è una questione di soldi”, dice il premier. Che poi affonda: “La solidarietà europea non ha un prezzo, non è una logica corretta ridurre tutto allo schema ‘ce ne occupiamo noi-ci date soldi’ o ‘se ne occupa uno Stato singolo-si prende i soldi’ con gli altri totalmente indifferenti a quello che succede”.
Con le mani libere dagli impegni europei, Salvini è pronto dunque a elaborare una sorta di “contropiano” insieme ai tecnici del Viminale. Entro la fine dell’estate, secondo l’Huffington Post, verrà steso un decreto per abolire la protezione umanitaria, che non è altro che un particolare permesso di soggiorno istituito dall’ex premier Romano Prodi di cui gli immigrati possono beneficiare soltanto in Italia. Nel resto del Vecchio Continente nessun Paese lo ha adottato. Il decreto prevederà anche il rimpatrio degli immigrati detenuti in Italia. Questi andranno a scontare la pena nei loro Paesi di origine. Una mossa che avrà un duplice effetto: l’immediata riduzione del sovraffollamento delle carceri italiane e il drastico taglio dei costi per l’erario pubblico. L’ultimo punto del “contropiano” è l’apertura di un Centro di identificazione ed espulsione in ogni regione (Cie) per ogni regione. Dopo aver ridotto drasticamente gli sbarchi ed affondato le Ong, Salvini punta dunque a rimandare a casa tutti quegli immigrati che non hanno diritto di stare.

Giornalista. Direttore responsabile