Durante un comizio al PalaDozza di Bologna, il 14 novembre, la candidata della Lega Lucia Borgonzoni ha promesso che, in caso di vittoria, tra i primi provvedimenti ci sarà l’apertura degli ospedali di notte e nel fine settimana. Promessa ribadita in un tweet dal leader della Lega, mai cancellato da Salvini o dal suo staff.
Salvini e Borgonzoni, si riferivano al fatto che in alcuni ospedali veneti, è possibile prenotare visite specialistiche anche in orari serali o durante il weekend.
Nel 2018, 87.828 cittadini veneti hanno scelto di usufruire di una prestazione sanitaria negli orari serali e nei giorni prefestivi e festivi. Si tratta dell’offerta, unica in Italia, avviata dalla Regione Veneto e denominata “Ospedali aperti di notte”, che amplia gli orari delle prestazioni negli ospedali.
Quando partì, il primo settembre 2013, l’operazione «Ospedali aperti di notte», si guadagnò i complimenti dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si congratulò con il governatore del Veneto, Luca Zaia, promotore dell’iniziativa. Il progetto, deliberato il 12 marzo di quell’anno dalla Regione e confermato dagli accordi siglati con i sindacati dei medici e del personale del comparto, consiste nell’effettuare Tac e risonanze magnetiche anche il lunedì e il mercoledì sera dalle 18 alle 24, il sabato fino alle 20 e la domenica. In alcune Usl e nelle Aziende ospedaliere di Padova e Verona le prestazioni offerte sono di più e contano per esempio anche elettrocardiogramma, ecodoppler, ecografie e visite specialistiche. I compensi riconosciuti per l’adesione volontaria alla sperimentazione e scritti nei protocolli d’intesa firmati con i sindacati, ammontano a 40 euro lordi l’ora per infermieri e tecnici e 100 euro lordi l’ora, poi ridotti a 60, per i medici.