Medici di famiglia sul piede di guerra per l’ipotesi di aumentare il massimale dei pazienti assistiti dagli attuali 1500 sino ad arrivare a 1800.
Una proposta che il sindacato autonomo sardo Snami, replicando alle recenti dichiarazioni dell’assessore alla Sanità Carlo Doria sulla stampa sulla carenza dei professionisti nell’Isola, ritiene irricevibile.
“Come medici che lavorano quotidianamente nel territorio – dice Domenico Salvago, vice presidente nazionale Snami – siamo consci della gravissima situazione della sanità sarda e da tempo, totalmente inascoltati, cerchiamo di indicare alla parte pubblica e alla politica possibili soluzioni, anche nell’immediato, ovviamente non a parole ma attraverso suggerimenti precisi formalizzati in documenti trasmessi all’assessorato” “Abbiamo chiesto un tavolo tecnico -aggiunge Edoardo De Pau, vice presidente regionale Snami Sardegna – e magari sarebbe stato meglio sedersi e parlare prima di trovare della soluzioni che leggiamo increduli sulla stampa, anche noi addetti ai lavori, senza averne discusso prima. Avremmo spiegato che non si può costringere un medico ad avere più pazienti del massimale perchè le norme in vigore non lo consentono e che a qualcuno sfugge che il lavoro quotidiano dei medici di famiglia è al limite della tollerabilità.” “Ecco perché c’è il boom dei prepensionamenti e questo lavoro non è più attrattivo per i giovani medici – conclude Salvago – La soluzione sarebbe allora caricare in maniera coatta i medici di ulteriori pazienti aumentando il numero di professionisti che ‘scappano’ via prima perché non ce la fanno, il tutto condito da minacce di sanzioni pubblicate sulla stampa su presunte costrizioni che la legge non contempla? Ovviamente No”.
Lo Snami chiede da subito all’assessore Doria “di intervenire con un atto formale per il rispetto delle regole da parte dei medici specialisti del servizio sanitario nazionale che non ricettano direttamente farmaci e ulteriori approfondimenti di laboratorio e non redigono i certificati di malattia, facendo fare il giro delle sette chiese ai pazienti ,inviandoli dal proprio medico e costringendo lo stesso al ruolo di scribacchino, sommergendolo di burocrazia aggiuntiva”. (Ansa.it)