Sant’Antioco. Un nuovo modello di confronto tra l’Esercito e gli Enti locali: all’orizzonte occasioni di sviluppo, investimenti e progresso

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Nel 2025 è impensabile continuare a proporre un modello di confronto tra l’Esercito, quindi il Ministero della Difesa, il Comipa e gli Enti locali territoriali, secondo le vecchie logiche in cui tengono banco i soliti temi di dibattito: servitù militari e aperture da quanto a quando; ritorno economico nel territorio; consumo del suolo; indennizzi. Tutti argomenti, per carità, dai quali non si può prescindere ma che tuttavia devono anche lasciare spazio alla discussione sugli investimenti e sui nuovi progetti nazionali, ovvero sulle novità del modello di difesa Europeo e sui grandi investimenti in alta tecnologia con il progetto di revisione e ammodernamento delle infrastrutture militari.

E lo dico a maggior ragione alla luce del documento proposto dal Ministero della Difesa sulla servitù del Poligono di Capo Teulada e sulle relative dichiarazioni dei rappresentanti del Comipa, Comitato misto Paritetico sulle servitù militari. Se il documento fa passi in avanti ad ampie falcate, il Comipa resta saldamente ancorato a posizioni stantie che nel 2025, in ragione dell’avanzamento realizzato anche in ambito militare, appaiono fuori luogo.

Occorre guardare a modelli come joint venture che hanno come obiettivo primario lo sviluppo industriale. Se qui, in questo angolo di Sardegna, si porta la sperimentazione (e ci sono tutte le condizioni) significa anche attrarre aziende che orbitano attorno a queste prospettive e mirano a potenziare la comunicazione tra le varie forze militari. E su questi progetti ci sono impegni dello Stato Italiano per i prossimi 15 anni che ammontano a 23 miliardi con una prospettiva che guarda a 59 miliardi di euro. Un tema caldo che anche recentemente, in occasione di un incontro tra i sindaci e la Regione Sardegna (Assessorati alla Programmazione e all’Industria), è emerso in tutta la sua complessità: questo territorio, è stato ribadito, non riesce ad attrarre investimenti di una certa levatura. La Presidenza della Regione Sardegna e gli Enti locali devono orientare il proprio sguardo verso le nuove frontiere.

Riuscire a far approdare certi programmi di sviluppo nel Sulcis, infatti, significherebbe portare questo territorio al centro dell’interesse nazionale, garantendo un ritorno economico – l’agognato ritorno economico – senza precedenti. Ci vuole più coraggio, prendendo atto dell’evidente necessità di calamitare investimenti tecnologici anche su questi settori, andando oltre le solite posizioni preconcette che di fatto portano a un mero scontro, più che a un confronto, a un braccio di ferro, più che a una stretta di mano.

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