Cagliari. Aumenta il limite di utilizzo del territorio, nelle aree industriali della Sardegna, per la realizzazione di impianti fotovoltaici e solari termodinamici. Lo prevede una delibera approvata dalla Giunta su proposta dell’assessora dell’Industria, Maria Grazia Piras. Nelle zone definite industriali, artigianali e di servizio, il limite di uso del suolo passa dal 10% al 20%. Gli enti di gestione delle aree, Comuni e Consorzi Industriali, potranno inoltre prevedere, con ulteriori propri atti di pianificazione, l’aumento dello stesso limite dal 20% fino a un massimo del 35%. Il provvedimento aggiorna e ridefinisce le Linee guida per l’Autorizzazione Unica degli impianti alimentati da fonti rinnovabili con potenza termica installata inferiore a 300 MW. “Lo scopo – afferma l’assessora Piras – è favorire l’incremento della produzione dell’energia da fonti rinnovabili in Sardegna. Per tante ragioni, perlopiù legate alla riluttanza delle comunità locali, l’installazione di questo tipo di impianti a volte risulta difficoltosa. Ampliando il limite di uso del territorio nelle aree industriali, riteniamo che la realizzazione delle opere possa essere agevolata. Il provvedimento – aggiunge l’assessora Piras – è pienamente in linea con il Piano energetico ambientale che favorisce e incentiva la produzione di energia da fonti rinnovabili e prevede che gli impianti siano installati prioritariamente nelle aree già idonee alla produzione industriale. Inoltre, consentire l’incremento delle superfici destinate a ospitare gli impianti, facilita e incoraggia nuovi investimenti imprenditoriali, che a loro volta favoriscono l’impiego di nuove figure professionali sempre più specializzate. Non meno importante, infine, è l’eventualità che l’energia pulita venga prodotta a supporto delle attività manifatturiere insediate nelle zone industriali”. Il provvedimento approvato dall’esecutivo è coerente con gli obiettivi stabiliti a livello comunitario e nazionale dalla Strategia Energetica Nazionale del 2017, che prevede il raggiungimento del 28% di rinnovabili nei consumi entro il 2030. La Sardegna, grazie al Piano energetico ambientale approvato nel 2016, ha già adottato una strategia energetica con una serie di interventi di breve periodo al 2020 e altri da attuare entro il 2030. All’interno del Piano, incentrato su una decisa riduzione delle emissioni climalteranti, attraverso soprattutto la metanizzazione e l’uso del GNL per cittadini e imprese, trovano spazio anche le azioni a favore di uno sviluppo delle rinnovabili, in un quadro di generazione distribuita dell’energia calibrata sulle esigenze delle utenze e orientato al modello delle Smart Grid. Il Pears, infatti, mira a raggiungere entro il 2030 una soglia di riduzione delle emissioni nocive del 50% sul consumo finale di energia, al di sopra dunque della soglia del 40% indicata come obiettivo dalla Comunità europea. Per quanto riguarda le fonti alternative, la Sardegna è una delle prime regioni in Italia e, grazie agli interventi che si stanno attuando in alcune aree industriali (a Porto Torres e Assemini) e nell’area di Ottana (dove nel 2017 è stato inaugurato un impianto solare termodinamico e fotovoltaico realizzato dalla Regione che la Commissione Europea ha definito un modello innovativo a livello mondiale) l’Isola è proiettata sempre più a livello internazionale nel campo della ricerca applicata alle nuove infrastrutture.