Matteo Renzi non commenta le rivelazioni sulle false dichiarazioni patrimoniali dei genitori, che hanno taciuto di fare affari con l’ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi.
Non spiega, non rettifica, non smentisce. Dal palco della Leopolda a Firenze, però, difende il padre Tiziano, già coinvolto in guai giudiziari e attacca duramente i mass media.«Non perderemo mai il sorriso – avverte il premier – la leggerezza calviniana, non consentiremo a un titolo di giornale di cambiarci la giornata. La verità e il tempo sono nostri alleati. A chi pensa di farci arrabbiare dico non ci avrete amici. Aspetteremo il tempo necessario, non butteremo via la grande occasione di cambiare l’Italia con polemiche autoreferenziali. Mai nessuno ci farà desistere. Non abbiamo scheletri nell’armadio».Gli ultimi titoli di giornali che tanto lo fanno infuriare parlano, appunto, degli affari nascosti di papà e mamma insieme a Rosi, per costruire grandi outlet sul modello The Mall di Firenze, in varie regioni d’Italia. Le visure catastali del registro delle Camere di commercio di Firenze dimostrano che nel 2014 Tiziano Renzi ha rilevato il 40% della società Party srl, della quale la moglie Laura Bovoli è amministratore delegato. L’altro 40% è della società Nikila Invest, che usa quella dei Terzi per consulenza immobiliare. E qui entra in scena Rosi, perché la sua società Egnazia Shopping Mall è legata alla Nikila attraverso una quarta, la Syntagma. Il rapporto famiglia Renzi-Rosi, insomma, non è diretto ma c’è, e gli affari in cui sono impegnati sono gli stessi. Tanto che, come raccontato dal Fatto, in Liguria come in Puglia ad accompagnare gli imprenditori che devono costruire i nuovi outlet c’è Tiziano Renzi, come consulente.Eppure, arriva una contorta smentita dell’interessato, attraverso l’avvocato Federico Bagattini: «In merito ad alcune notizie di stampa relative ai rapporti imprenditoriali tra Tiziano Renzi e Lorenzo Rosi, si smentisce decisamente ogni dubbio e insinuazione strumentale volti ad accostare arbitrariamente il nome di Tiziano Renzi a Banca Etruria. Non esistono veicoli commerciali o finanziari nei quali Tiziano Renzi sia socio di Lorenzo Rosi. Tutte le illazioni sono quindi da decisamente respingere». Il legale usa bizantinismi, «veicoli commerciali e finanziari», non spiega perché nelle dichiarazioni patrimoniali 2015 che per legge i genitori del premier devono rendere pubbliche, non compaia la società Party srl, non nega la sostanza: un affare in comune con l’ex presidente di Banca Etruria, una delle 4 oggetto dei controversi provvedimenti del governo.Ma è proprio la sostanza che conta, al di là di implicazioni giudiziarie e per evidenti motivi di opportunità politica. Per questioni di conflitto d’interesse. Così grave che la leader di FdI Giorgia Meloni chiede al premier di smentire. «Se così non fosse – dice- Matteo Renzi non potrebbe restare alla guida dell’Italia. Sarebbero troppi i legami poco chiari tra il governo e la catastrofica gestione della Banca Etruria». E annuncia un’interrogazione urgente sul caso e se necessario «una mozione di sfiducia a Renzi», che chiede alle opposizioni di votare. Giovanni Donzelli, coordinatore di Fdi, annuncia che presenterà le carte che confermano il legame fra Tiziano Renzi e Rosi. «Un sistema di scatole cinesi e sinergie societarie- dice- che, attraverso l’utilizzo del potere, è mirato al guadagno di pochi, fra i quali i familiari del Presidente del Consiglio. Non solo rapporti di consulenza delle società di Rosi a Tiziano Renzi, ma legami societari importanti anche con uomini della stretta cerchia del premier».
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