A due giorni dal rientro per tutte le scuole di ogni ordine e grado dalle vacanze natalizie, gli studenti italiani devono ora fare i conti con i tamponi.
Niente didattica a distanza fortunatamente, scongiurata dall’ultima cabina di regia del Governo, la novità è però che è necessario il ‘lasciapassare’ del tampone x il rientro in aula, a prescindere che si sia vaccinati o meno, oltre che l’uso della mascherina FFP2.
La situazione di queste ore, derivante dall’aumento esponenziale dei numeri di contagio della variante Omicron che ha un indice di trasmissibilità elevatissimo, non minimamente paragonabile a quello della Delta, ha sostanzialmente fatto la differenza, provocando questa decisione drastica quanto non proprio comprensibilissima.
Gli esperti si interrogano se effettivamente sia una decisione saggia, nonostante la scuola sia un bacino di contagio effettivamente importante.
La realtà, parla di contagi che investono tutte le categorie lavorative, costrette quindi all’isolamento; la macchina sanitaria è in affanno sia per i ricoveri che pian piano inevitabilmente aumentano di numero, oltre che per il numero sempre crescente di operatori sanitari contagiati.
Inoltre i laboratori ove si processano i tamponi sono quasi al collasso per il numero elevatissimo di campioni che arrivano ogni giorno; con i tamponi per le scuole, la cosa peggiorerà ancora.
Per processare ogni singolo campione occorre un tempo minimo e più aumenta a dismisura il numero totale di questi, si rischia che si dilatino i tempi di consegna dei risultati.
Fino a ieri si è viaggiato sul milione di tamponi al giorno; oggi sono stati poco meno di 500.000 per via dell’Epifania, con 108.304 nuovi casi ed una positività al 22% con 223 decessi. Numeri certo migliori che nel resto d’Europa, ma che comunque fanno tremare i polsi.
Tornando ai tamponi, forse ora sarebbe necessario un approccio diverso e farne solo in maniera mirata (probabilmente) la cosa più appropriata.
Per tornare a scuola i ragazzi faranno nella maggioranza, quelli c.d. veloci che richiedono un trattamento più rapido; peraltro questi ultimi sono fallaci, con un indice di errore pari al 40/50%, il che significa che la metà circa dei risultati potrebbe non essere veritiera e quindi utile per prevenire l’espandersi dei contagi.
Appare evidente anche per i non addetti ai lavori che la situazione, oltre che grave sia diversa da un anno fa (fortunatamente oggi abbiamo in Italia una percentuale di vaccinati che si avvicina al 90%) e come tale vada gestita in maniera diversa.
Se non si avrà il coraggio di allentare la corsa ai tamponi a più non posso, in questo fine settimana dedicato in particolare anche agli studenti che lunedì prossimo dovranno riprendere le lezioni, sarà caos organizzativo garantito, con file bibliche ai ‘centri tamponi’ e negli ambulatori pediatrici, con un tracciamento che – visto l’altissimo numero dei contagi – sarà del tutto inutile.
La pandemia è cambiata, e bisogna cambiare approccio: intanto (forse) non rincorrere i numeri che crescono e cresceranno ancora nelle prossime settimane, quanto concentrarsi sul numero dei ricoveri nelle strutture ospedaliere; questo probabilmente è l’indice da monitorare con più attenzione, l’indice in base al quale modulare l’azione di contrasto al virus, con misure appropriate.
L’emergenza continua, la battaglia contro il Covid appare ancora lunga e forse un cambiamento di tattica sarebbe utile.
Alberto Porcu Zanda