Speranza: variante inglese presto prevalente nel nostro Paese

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L’ultimo studio dell’Istituto superiore di sanità ha certificato la sua presenza nel 17,8 per cento dei casi. Dato in forte crescita, a causa di una sua maggiore velocità di trasmissione, di circa il 35 /40% rispetto al ceppo originario

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, è intervenuto ieri in Parlamento, prima al Senato e poi alla Camera, per rendere comunicazioni sulle ulteriori misure per fronteggiare l’emergenza COVID-19.

“La variante inglese – ha detto il ministro Speranza- è presente ormai diffusamente in gran parte del territorio nazionale. L’ultimo studio dell’Istituto superiore di sanità ha certificato la sua presenza nel 17,8 per cento dei casi. Questo dato è in forte crescita, a causa di una sua maggiore velocità di trasmissione, di circa il 35 – 40 per cento e rispetto al ceppo originario. Questa variante presto sarà prevalente nel nostro Paese, come lo sta già diventando negli altri Paesi europei. Non vi è alcun dubbio che questa maggiore velocità di diffusione renda più difficile il controllo del virus e renda ancora più indispensabile alzare il livello di guardia nel Paese. Fortunatamente, però, questa variante, emersa per la prima volta nel Kent e ormai diffusa in tutta Europa, non compromette l’efficacia dei vaccini. Altre due varianti, la brasiliana e la sudafricana, sono maggiormente insidiose, in quanto potrebbero ridurre, seppur parzialmente, l’efficacia vaccinale”. “A seguito della comparsa delle varianti e in conseguenza dell’emergere di focolai caratterizzati da intensa attività virale, sono state implementate diverse di queste zone rosse o arancioni rafforzate, anche a livello sub-regionale. Proprio negli ultimi giorni, infatti, è stata segnalata, da parte di cinque Regioni, la necessità di 25 zone rosse, alcune decise a causa dell’insorgere di focolai epidemici dovuti a variante inglese, altre alla presenza di variante brasiliana o sudafricana. Tali misure restrittive sono indispensabili. Siamo consapevoli che esse comportano sacrifici, ma non vi è altra strada, in questo momento, per evitare un peggioramento del quadro epidemiologico”.

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