Site icon CAGLIARI POST

Suicidio assistito: Sardegna verso la prima legge regionale. Cappato: “Sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza”

La proposta di legge regionale “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni e sottoscritta oggi da consiglieri di tutti i gruppi di maggioranza della Sardegna, è stata presentata ufficialmente al Consiglio Regionale nel corso di una conferenza stampa. Tra i partecipanti, Marco Cappato e rappresentanti istituzionali di spicco: Piero Comandini (Presidente del Consiglio Regionale), i presidenti dei gruppi di maggioranza Roberto Deriu (PD), Alessandro Solinas (M5S), Luca Pizzuto (Sinistra Futura), Francesco Agus (Progressisti), Sebastian Cocco (Uniti per Todde), Sandro Porcu (Orizzonte Comune), oltre alle presidenti delle commissioni competenti Carla Fundoni (Sanità) e Camilla Soru (Seconda Commissione) e la consigliera comunale di Cagliari Francesca Mulas (Alleanza Verdi e Sinistra).

Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato:

“Già oggi una persona può chiedere di essere aiutata a morire se è un paziente affetto da patologia irreversibile che provoca sofferenze insopportabili e tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Quello che manca sono regole e tempi certi per il servizio sanitario dare risposta a queste domande. Oggi è un giorno importante perché in Sardegna i consiglieri regionali di tutti i gruppi di maggioranza hanno sottoscritto la proposta di legge ‘Liberi Subito’. È stato preso un impegno significativo: all’inizio del prossimo anno, la Sardegna potrebbe diventare la prima regione ad approvare questa legge.”

La proposta mira a garantire procedure chiare e tempi definiti per rispondere alle richieste di chi vuole accedere alla morte volontaria medicalmente assistita, rispettando le condizioni stabilite dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019. Questo progetto rappresenta un passo concreto per colmare le lacune legislative e organizzative che ancora ostacolano il pieno esercizio di un diritto già riconosciuto.

LE REGIONI COINVOLTE DALLA PROPOSTA DI LEGGE SUL FINE VITA

 Le discussioni sulla proposta di legge regionale “Liberi Subito”, in materia di tempi certi di risposta alle persone malate che chiedono verifica delle proprie condizioni per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita Regione per Regione

APPROFONDIMENTI

13.977 RICHIESTE INFORMAZIONI IN UN ANNO AL NUMERO BIANCO SUI DIRITTI DEL FINE VITA 06993134097 RICHIESTE AL GIORNO DI AIUTO A MORIRE

Negli ultimi 12 mesi sono arrivate 13.977 richieste di informazioni sul fine vita tramite il Numero Bianco coordinato dalla compagna di Dj Fabo Valeria Imbrogno e le email dirette all’Associazione Luca Coscioni. Si tratta di una media di 38 richieste al giorno con un aumento del 23,8% in confronto ai 12 mesi precedenti. Nel dettaglio: 2470 richieste di informazioni su eutanasia e suicidio medicalmente assistito (circa 7 richieste al giorno, +16,7% rispetto all’anno precedente) e 782 richieste di informazioni rispetto all’interruzione delle terapie e alla sedazione palliativa profonda (circa 2 richieste al giorno, +35,5% rispetto l’anno precedente). Informazioni riguardanti le procedure italiane o contatti con le strutture svizzere per il percorso di morte volontaria medicalmente assistita sono state fornite a 533 persone (51% donne, 49% uomini).

LE RICHIESTE DI “SUICIDIO ASSISTITO” IN ITALIA

Al momento sono nove le persone in Italia, seguite dall’Associazione Luca Coscioni, ad aver avuto il via libera per la morte volontaria assistita.

CHI HA CHIESTO E OTTENUTO L’ ACCESSO AL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA

  1. Nel giugno 2022, Federico Carboni, 44enne di Senigallia, conosciuto durante la sua battaglia con il nome di fantasia “Mario”, è stato il primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, reso legale dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019, dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla azienda sanitaria e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall’Associazione Luca Coscioni. La strumentazione per l’autosomministrazione del farmaco è stata acquistata tramite una raccolta fondi organizzata dall’Associazione Luca Coscioni e la consulenza medica è stata del dottor Mario Riccio, già anestesista di Piergiorgio Welby. (Qui l’intera vicenda)

  2. Nel 2023, “Gloria” (nome di fantasia), donna veneta di 78 anni, paziente oncologica, è stata la seconda italiana, dopo Federico Carboni, ad accedere al suicidio medicalmente assistito e la prima ad aver ricevuto il farmaco letale e la strumentazione per la sua autosomministrazione da parte della ASL competente. Anche nel suo caso, l’assistenza medica è stata prestata dal dottor Mario Riccio, anestesista di Welby e medico di fiducia di Federico Carboni. L’azienda sanitaria veneta, nel valutare la presenza dei requisiti per l’accesso al “suicidio assistito” di “Gloria”, ha considerato i farmaci antitumorali mirati come trattamento di sostegno vitale. Il Veneto è dunque la prima Regione in cui la sentenza numero 242/19 della Corte costituzionale è stata applicata nel pieno rispetto della Carta costituzionale.

3.                  Nel 2023, “Anna” (nome di fantasia), donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla, è la terza italiana ad accedere al suicidio medicalmente assistito, la prima ad aver potuto accedere alla procedura con l’assistenza completa del Servizio sanitario nazionale. Infatti il farmaco letale e la strumentazione sono stati forniti dal SSN e un medico individuato dall’azienda sanitaria, su base volontaria, ha provveduto a supportare l’azione richiesta nell’ambito e con i limiti previsti dalla Ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste, il 4 luglio 2023, e quindi senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza di “Anna”.


CHI HA CHIESTO E OTTENUTO L’ACCESSO AL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA, MA HA SCELTO DI NON PROCEDERE

Oltre a chi ha chiesto e ottenuto il suicidio assistito in Italia, ci sono state altre due persone che, dopo aver fatto richiesta e aver ricevuto il via libera, hanno scelto di non procedere.

  1. “Antonio” (nome di fantasia), marchigiano tetraplegico dal 2014, dopo ben due anni dalla sua richiesta, nel 2023 ha ottenuto il via libera per poter accedere legalmente al “suicidio assistito”. Da quel momento è libero di scegliere se e quando porre fine alle sue sofferenze.

2. Nel 2023, Stefano Gheller, 49enne veneto, affetto da distrofia muscolare. Dopo aver ottenuto questo diritto, Gheller ha scelto di non accedere alla pratica. È morto a causa dell’evoluzione della malattia nel 2024.

CHI HA CHIESTO E OTTENUTO L’ACCESSO AL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA, MA NON HA ANCORA POTUTO PROCEDERE

Tre persone ad oggi hanno chiesto ed ottenuto il via libera al suicidio assistito in Italia ma al momento non hanno ancora potuto procedere:

1. 54enne toscana, completamente paralizzata a causa di una sclerosi multipla progressiva, aveva ricevuto un parere favorevole da parte della ASL lo scorso luglio. La donna aveva inviato la richiesta di verifica delle sue condizioni il 20 marzo e a causa del diniego opposto aveva diffidato l’azienda sanitaria. Il successivo 29 giugno, alla revisione della relazione finale con particolare riferimento alla sussistenza del requisito del trattamento di sostegno vitale, essendo totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone e avendo, legittimamente e consapevolmente, rifiutato la nutrizione artificiale. La revisione della relazione era stata di fatto la prima applicazione diretta della sentenza 135/2024 della Corte costituzionale che interpreta in modo estensivo e non discriminatorio il requisito del trattamento di sostegno vitale indicato nella sentenza 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani.

2. 70enne toscana affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ossia una malattia che causa gravi difficoltà respiratorie.

3. Una persona in Lombardia

4. Laura Santi, affetta da sclerosi multipla, ha avuto il via libera dopo due anni dalla sua richiesta in Umbria L’azienda sanitaria ha però rinviato, a un incontro successivo con una sua delegazione, l’individuazione del farmaco letale, del suo dosaggio e  delle modalità di sua autosomministrazione.

CHI AD OGGI HA CHIESTO, MA NON OTTENUTO, IL VIA LIBERA PER ACCEDERE AL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA

1. Nel 2021, Daniela, pugliese di 37 anni, affetta da un tumore al pancreas senza possibilità di cura, ha inoltrato la richiesta di accesso alla morte volontaria assistita, alla ASL della regione di residenza (Lazio) e a quella di domicilio (Puglia). Dopo mesi di attese e il primo diniego, dall’Asl di Roma, Daniela muore a causa del cancro, come non avrebbe voluto. Dopo due giorni dalla sua morte, la ASL pugliese comunica l’inizio delle visite per la valutazione delle sue condizioni. 

2. Nel 2022 Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano, da 18 anni immobilizzato a letto, a causa di una patologia irreversibile, ha fatto richiesta per poter accedere al “suicidio assisitito” ma a causa dei ritardi e della inadempienza dell’ASUR Marche, ha scelto di voler porre fine alle sue sofferenze tramite la sedazione profonda e continua.

3. Martina Oppelli, 49 anni di Trieste, tetraplegica, affetta da sclerosi multipla, completamente immobile, e dipendente dall’assistenza di terzi, ha diffidato l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) dopo il diniego ottenuto nel 2024 alla sua richiesta di accesso al “suicidio assistito” e presentato ricorso in Tribunale per la corretta identificazione della sua condizione. L’azienda sanitaria di riferimento non le riconosce il criterio del “trattamento di sostegno vitale”. Oppelli ha dichiarato di essere pronta ad andare in Svizzera per porre fine alle proprie sofferenze.

Oltre a loro, un’altra persona ha richiesto, ma non ottenuto l’accesso alla morte volontaria in Italia. A seguito del diniego, è stata costretta ad andare in Svizzera per poter porre fine alle proprie sofferenze. 

Sibilla Barbieri, 58 anni, paziente oncologica, ha ricevuto nel 2023 un diniego da parte della propria ASL alla richiesta di accesso al suicidio medicalmente assistito, perchè non sarebbe stato presente il requisito del “trattamento di sostegno vitale”. Barbieri, tramite i suoi legali, si è opposta al diniego della ASL, senza avere alcun riscontro. La ASL senza effettuare ulteriori verifiche ad un mese dalla prima verifica, ha confermato il parere espresso. Per questo, visto il progressivo peggioramento delle sue condizioni di malata terminale ha deciso di autosomministrarsi il farmaco letale lontana da casa sua e andare quindi in Svizzera, dove è stata accompagnata tramite un’azione di disobbedienza civile dagli attivisti di “Soccorso Civile”.

print
Exit mobile version