Il suo mito è invece un giocatore di cricket, Geoffrey Boycott. La passione per il cricket l’aspirante leader dei Tory la coltiva insieme al marito, Philip May, uomo d’affari, che conobbe durante gli anni del college a Oxford grazie a un’amica comune: Benazir Bhutto, la premier del Pakistan assassinata nel 2007. Si sposarono nel 1980, la coppia non ha figli. Altra passione della signora May sono le scarpe. Ne possiede tantissime che ripone con cura in sacchetti trasparenti di plastica. Al Congresso del Partito conservatore del 2002, pieno boom laburista con i Tory ridotti ai margini della politica, Theresa May fece più notizia per le sue scarpe leopardate con tacchi altissimi che per il suo discorso. Qualche anno dopo disse: «Lo sanno tutti che amo le scarpe, i giornali sembra mi classifichino in base a quelle che indosso».
Legge Jane Austin («Orgoglio e pregiudizio» il suo libro preferito) ascolta da Mozart («Il Flauto Magico» la sua opera preferita) agli Abba, adora il St. Clements (succo d’arancia con lemonsoda), il trekking sulle Alpi e odia l’e-commerce poiché ama spingere – ha raccontato al «Guardian» – il carrello della spesa fra gli scaffali. Di lei si conoscono pochi aneddoti, persino il suo staff la definisce un po’ «noiosa», ma tutti la riconoscono come infaticabile ed efficiente lavoratrice. A Downing Street ci teneva, ma non lo ha mai ammesso. A 12 anni il suo sogno era fare la deputata Tory, a 17 fece la sua prima campagna elettorale. A 60 diventa premier di un Paese che ha rigettato l’Europa. Lei vorrebbe chiudere agli immigrati, e brinda al fatto di non aver sul collo le mani della Corte europea di Giustizia. Per qualcuno è un falco, per altri pragmatica. Per quasi tutti la più preparata. Perché somiglia nel suo tailleur blu a Margaret Thatcher. Fra i backbencher Tory semplicemente la migliore.