Viaggio tra antiche divinità e eroi invincibili della mitologia greca con “Ercole… che fatica essere un Eroe!” del Teatro Impossibile, uno spettacolo originale e coinvolgente creato e interpretato dall’attrice Emanuela Lai in cartellone giovedì 29 giugno alle 17.30 al TsE di via Quintino Sella, nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari per l’ultimo appuntamento con “Teatro e Marmellata”, la rassegna dedicata a giovanissimi e famiglie organizzata dal Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda e inserita nel progetto pluriennale “Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro”.
La pièce si ispira alla figura di Ercole (Eracle, anzi Ἡρακλῆς per i greci) figlio di Zeus (Giove) e della bella Alcmena, e perciò inviso a Era (Giunone), sposa del signore dell’Olimpo: un semidio, quindi, con origini sia umane che divine, dotato di una forza straordinaria di cui diede prova fin dalla culla, soffocando due serpenti sotto lo sguardo stupito della madre e del marito di lei, Anfitrione, il quale prese a cuore l’educazione di quel figlio “adottivo”, affidandolo a rinomati maestri, primo fra tutti il centauro Chirone, da cui apprese l’arte della medicina e della chirurgia, mentre Eurito gli insegnò il tiro con l’arco, Castore lo allenò nell’utilizzo della spada e delle armi, Autolico nella ginnastica e nel pugilato, in cui il giovane dimostrò di poter eccellere.
Ercole – sottolinea Emanuela Lai – rappresenta «il primo vero super eroe della storia, famoso per la sua forza sovrumana e per le 12 fatiche che, una volta portate a termine, gli consegneranno il lasciapassare per l’immortalità»: il suo destino appare chiaro dall’inizio, quando ancora ragazzo dopo un incidente fatale impara a misurare il proprio impeto e durante un soggiorno in un idilliaco mondo agreste, in compagnia del saggio Chirone scopre l’importanza delle leggi morali e sceglie di assumersi il peso della responsabilità legata alle sue doti fisiche, conscio della differenza tra il bene e il male. Nella vicenda dell’eroe greco affiora già il dilemma che lo accomuna a tutti i super-eroi nati dalla fantasia degli autori di fumetti, così come chi possieda uno speciale talento o un’inclinazione per l’arte e la scienza, ovvero la consapevolezza che le qualità eccezionali implichino anche dei doveri nei confronti dei propri simili, tra cui quello di battersi in favore dei più deboli e fragili, usando le proprie capacità per sostenere la giustizia e il bene comune.
Nella figura del semidio coesistono luci e ombre: colui che sconfisse il bandito Termero e uccise il leone sul Citerone, regalando poi a Tebe la vittoria contro Ergino, re di Orcomeno per imbarcarsi pure nell’impresa degli Argonauti, ma con avversa fortuna, al suo ritorno in patria, dopo aver eliminato l’usurpatore Lico, fu vittima della follia e compì una terribile strage. Smarrita la ragione per volere di Era, l’eroe rinsavito si trovò davanti all’orrore di quanto aveva compiuto e come rito di espiazione, su suggerimento di Chirone, si pose al servizio di Euristeo da cui ricevette l’incarico di compiere quelle imprese (quasi) impossibili che sarebbero diventate celebri come le sue dodici fatiche.
Ercole uccise quindi il Leone di Nemea, figlio di Tifone e di Echidna, che terrorizzava la zona fra Micene e Nemea, strangolandolo a mani nude, per poi farsi un mantello con la sua pelle; sconfisse l’Idra di Lerna, l’enorme serpente dalle sette (o nove) teste, di cui una immortale, che divorava chiunque gli capitasse davanti, impestando l’aria e rendendo sterili le terre con il suo fiato, e intinse le proprie frecce nel suo veleno, così da causare ferite inguaribili. Tra le prove imposte da Euristeo per sfidare la forza e l’abilità dell’eroe, la cattura della Cerva di Cerinea, sacra ad Artemide, con corna d’oro e zoccoli di bronzo, capace di incantare i suoi inseguitori, per condurli in un luogo senza ritorno; e la caccia al Cinghiale d’Erimanto, una bestia selvaggia che devastava le alture fra l’Attica e l’Elide.
Tragico l’esito dello scontro con i centauri per aver bevuto il vino di Dioniso, in cui causò l’agonia di Chirone; poi Ercole eliminò gli Uccelli del Lago di Stinfalo in Arcadia, mostruosi volatili con penne, ali, artigli e becco di bronzo, che si nutrivano di carne umana e ripulì in un giorno le Stalle del re Augia, facendovi confluire le acque dei fiumi Alfeo e Peneo; catturò le Cavalle di Diomede, divoratrici di uomini, e ricondusse tra i vivi Alcesti, sposa di Admeto, re di Fere, dopo aver sconfitto Thanatos. Tra le leggendarie fatiche, compare anche la cattura del Toro di Creta, inviato da Poseidone al re Minosse perché lo offrisse in sacrificio, trasformatosi in una bestia furiosa, che devastava il territorio e il furto del prezioso Cinto di Ippolita, regina delle Amazzoni dopo lo scontro contro le temibili guerriere. Sulla via del ritorno Ercole salvò la principessa Esione, figlia del re Laomedonte, strappandola alle grinfie di un mostro marino, poi combatté contro il crudele Sarpedonte, ma ospite dei figli di Proteo, Poligono e Telegono, abili pugili, ne provocò involontariamente la morte durante una gara di lotta.
E ancora, la cattura dei Buoi di Gerione, il mostro a tre teste che Eracle sconfisse insieme ai custodi delle mandrie, il cane Ortro, figlio di Echidna e il vaccaro, Eurizione, figlio di Ares; lo scontro con il gigante Caco e con Licinio, e i tormenti procurati da Era nel travagliato ritorno. Il furto dei Pomi d’oro delle Esperidi, grazie all’aiuto di Atlante, dopo la lotta contro il terribile Cicno, la liberazione di Prometeo, ancora incatenato alla rupe, e l’uccisione del re Busiride in Egitto e del tiranno Emazione in Etiopia, infine lo scontro con il gigante Anteo in Libia e la cattura di Cerbero, lo spaventoso cane a tre teste, guardiano dell’Ade.
Concluse felicemente le dodici fatiche impostegli da Euristeo, Ercole andò incontro ad altre avventure, ma l’uccisione di Ifito, figlio di Eurito e fratello di Iole, dalla quale l’eroe si era invaghito, in un nuovo accesso di follia (che era appunto la ragione per cui non gli era stata concessa la mano della giovane) lo ricondusse presso l’oracolo di Delfi, dove la Pizia, sacerdotessa di Apollo, non volle compiere il rito di purificazione. Infine la partenza per l’Asia, sotto la guida di Ermes, la schiavitù presso la regina Onfale, e ancora nuove peripezie e il ciclo di vendette contro coloro che lo avessero trattato ingiustamente, infine l’amore per la bella Deianira e l’inganno di Nesso, che dopo aver cercato di abusare della giovane, ormai morente, si vendicò suggerendole di impregnare la tunica dell’eroe con il suo sangue, per riaccenderne l’amore per lei: indossata la veste, Ercole sarebbe perito tra atroci tormenti, ma all’ultimo fu rapito da Zeus che lo condusse sull’Olimpo, donandogli l’immortalità.
L’esistenza terrena di Ercole appare così assai travagliata, in bilico tra la gloria e la polvere: il dono della forza fu per lui un’arma a doppio taglio, consentendogli di sconfiggere i nemici e compiere imprese straordinarie ma vittima di una strana follia lo rese temibile per i suoi stessi cari: in cui si intrecciano i saggi insegnamenti di Chirone e l’irruenza della gioventù, il senso di giustizia e la volontà di riparare i torti e salvare le vittime di violenza e un temperamento focoso e facile all’ira. “Ercole… che fatica essere un Eroe!” è l’occasione per riscoprire il fascino dell’antica mitologia greca e insieme la modernità di un personaggio che incarna la figura dell’eroe: dopo la narrazione delle avventure e delle mirabili imprese del protagonista, i giovani spettatori saranno invitati a partecipare a un quiz “a tema”: un modo divertente di affrontare la grande tradizione culturale dell’occidente, partendo dalla storia emblematica di un semidio, dove vengono descritti, oltre alla «forza che può distruggere tori che sputano fuoco, mostri a nove teste, o deviare il corso dei fiumi» pure le debolezze, i vizi e le virtù degli dèi dell’Olimpo…