Una storia d’amore che termina in tragedia con “Norma”, celeberrima opera in due atti con musica di Vincenzo Bellini, su libretto di Felice Romani, ispirato al dramma “Norma, ou L’infanticide” di Louis-Alexandre Soumet.
Di questo parla lo spettacolo in cartellone stasera alle 19.30 al TsE di via Quintino Sella, nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari per un nuovo appuntamento con la rassegna “Vieni all’Opera al Teatro TsE” organizzata dal Teatro del Segno in collaborazione con l’Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt”, nell’ambito del progetto pluriennale Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro 2017-2026.
Il capolavoro del maestro catanese racconta l’appassionata liaison tra la sacerdotessa Norma, figlia del capo dei druidi Oroveso e il proconsole Pollione, da cui sono nati due figli, allevati in segreto dalla fida Clotilde, una vicenda che assume sfumature drammatiche, sullo sfondo dell’antica Gallia sotto l’influenza e il dominio di Roma: nel momento in cui l’eroina, strenua sostenitrice della pace per cui invoca il favore della divina Luna, apprende il tradimento dell’amato, invaghitosi della giovane Adalgisa, medita la sua vendetta, immaginando dapprima di uccidere le sue creature, per poi invocare una nuova guerra e offrire la rivale in olocausto e infine immolarsi lei stessa, dopo aver confessato la sua colpa, per favorire la vittoria della sua gente. In quello slancio riemerge la sua nobiltà d’animo, a dispetto dei sentimenti contrastanti che la agitano e si riaccende l’amore di Pollione che, riconosciuto il suo torto, decide di condividere il destino di Norma e sale con lei sul rogo fatale.
Sotto i riflettori alcuni giovani e brillanti talenti dell’Isola, già applauditi su prestigiosi palcoscenici anche oltre Tirreno: Federica Cubeddu (soprano) interpreta Norma, straordinaria eroina dalla vocalità virtuosistica e complessa, resa immortale da artiste come Maria Callas, accanto a Katia Metlova (soprano) nel ruolo di Adalgisa, con Giansilvio Pinna (tenore) nella parte di Pollione, valoroso generale e proconsole romano e Roberto Dettori (basso baritono) nei panni di Oroveso, gran sacerdote delle genti celtiche, sulle note dell’Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt” diretta da Raimondo Mameli, per una moderna favola che intreccia eros e thanatos, amore e morte, nel segno della poesia.
Una classica tragedia incentrata sul conflitto tra cuore e ragione, il doloso dilemma tra la forza della passione e l’indignazione per il tradimento dell’uomo amato, ma già prima l’ambiguità di un sentimento nato tra la custode dei sacri riti dei druidi e il rappresentante del potere di Roma: una donna innamorata del nemico e incapace di resistere alle lusinghe di lui, diventa così fautrice della pace garantendo indirettamente la stabilità del governo straniero insieme alla salvezza del suo popolo.
Una contrapposizione simbolica tra la legge dell’amore, che impone l’armonia e la ferocia della guerra: di fronte alla volubilità di Pollione, che rivolge ora la sua attenzione verso una fanciulla più giovane, inducendola a infrangere i voti di castità, Norma si sente invadere dall’ira o forse perfino dall’odio e nel suo desiderio di punire l’amante arriva a progettare l’assassinio dei figli, come una novella Medea, per poi rinunciare al feroce proposito e limitarsi a promuovere l’inizio di nuove ostilità. Infine, lasciatasi tentare dalla possibilità di offrire in olocausto Adalgisa, resasi impura e traditrice, riconoscendosi nel suo stesso peccato, decide coraggiosamente di salire sulla pira infuocata e svanire tra le fiamme, trascinando con sé il proconsole che nel momento di perderla si rende conto di esserne ancora profondamente innamorato e sceglie di condividere il suo sacrificio.
Una vicenda che rimanda agli antichi miti e alle imprese straordinarie di eroi e eroine, tradotta meravigliosamente in musica da Vincenzo Bellini: nell’esecuzione in forma di concerto della “Norma”, affidata all’Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt” sotto la guida del maestro concertatore e direttore Raimondo Mameli, non poteva mancare la splendida Sinfonia, seguita dalla cavatina di Pollione “Meco all’altar di Venere” e poi dalla celeberrima aria di Norma “Casta Diva”, il duetto di Adalgisa e Pollione “Va’, crudele, al Dio spietato” e l’intimo dialogo cantato di Norma e Adalgisa “Sola, furtiva, al tempio” cui segue il terzetto di Norma, Adalgisa e Pollione “Ah! di qual sei tu vittima… Vanne, sì, mi lascia, indegno”. Nel secondo atto Norma medita l’atroce delitto, per poi cedere alla dolcezza del sentimento materno nell’aria “Mira, o Norma”, poi ritrova la sua forza e il suo sdegno nel duetto con Pollione “In mia man alfin tu sei” e infine dinanzi alla morte invoca la pietà e l’affetto, e indirettamente il perdono, del padre Oroveso, affinché risparmi i suoi figli, nell’accorato “Deh, non volerli vittime”, in cui cui riemerge tutta la sua fragilità e sensibilità di donna e madre.
Un capolavoro della storia del melodramma nello spazio ritrovato nel cuore di Is Mirrionis: dopo “Il barbiere di Sivilia” e “Don Pasquale”, la “Norma” di Vincenzo Bellini chiude in bellezza il primo trittico della rassegna “Vieni all’Opera al Teatro TsE” 2023-2024, tra incantevoli melodiee arie vertiginose, un’occasione per riscoprire il fascino dell’opera lirica, ormai riconosciuta anche dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.