Divertente, comico e con qualche velatura tragica. “Il malato immaginario” nella visione di Guglielmo Ferro è sopratutto questo. In una scenografia molto vicina ad una casa, al Teatro Massimo va in scena il dramma scritto da Moliere nel XVII secolo.
Una piece che oltre a scherzare sulla paura delle malattie, mette alla berlina medici e farmacisti ritenuti poco preparati professionalmente e molto più inclini all’avidità e all’egoismo.
Anche nell’ultima replica (evento sold out) l’ilarità è di casa. Lo spettacolo è vivo e per goderselo tutto, lo spettatore deve tenere costante l’attenzione. Attorno al personaggio principale, inguaiato con le sue presunte patologie, ruotano diversi personaggi abilmente interpretati da un ottimo cast.
Emliio Soffrizzi si cala egregiamente nella parte di Argante. L’attore pugliese, decisamente generoso nell’espressività, è strettamente legato alle mille sfaccettature del personaggio principale che si serve della malattia per non affrontare la sua esistenza.
Ma non è da meno, il resto del cast. Per citarne alcuni, ecco Luca Massaro, alquanto geniale nella macabra l’interpretazione di Tommasino, un medico incompetente. Poi c’è Lisa Galantini nei panni di Tonietta, una governante “impicciona”. E ancora Viviana Altieri nei panni di Angelica, figlia di Ardante promessa sposa di Tommasino.
Alla fine dello spettacolo, il lungo applauso sancisce l’apprezzamento del pubblico cagliaritano. Complimenti a Guglielmo Ferro, capace di rendere ancora attuale questo classico del teatro.