Teatro Massimo. Ferzan Ozpetek e il suo cast sono un’ironica e commovente “Magnifica Presenza”.

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“Le Fate Ignoranti”, “Mine vaganti”, “Saturno Contro”. Chi conosce Ferzan Ozpetek e il suo cinema, trova il filo conduttore delle sue pellicole: una situazione drammatica, una famiglia allargata, un dolore, la sdrammatizzazione,condivisione, l’omosessualità. “Magnifica Presenza”, anche nella trasposizione teatrale, non si discosta.

Il grande pregio del regista turco forse è quello di rendere semplici i suoi personaggi, sia davanti alla cinepresa che sul palco. Cosi, quando compaiono spaesati fra le poltroncine del Massimo, sembra quasi naturale scambiarci due parole, seguirli, sedersi con loro in quell’appartamento degli inizi del ‘900 allestito sul palco.

E’q ui che nel 1943 gli attori della compagnia teatrale “Apollonio” si nascondono dalla Gestapo. E’ qui che si aggirano i fantasmi di Lea (l’immancabile Serra Yilmaz), Filippo (Luciano Scarpa), Ambrogio (Toni Fornari), Elena (Sara Bosi) e Luca (Fabio Zarrella).

Ma è anche l’immobile che Pietro (Federico Tonelli), un pasticcere gay, prende in affitto per cullare il suo sogno di attore e stare vicino a Massimo, un aiuto regista volgare e violento che chiude qualsiasi idea di relazione. Ad accompagnarlo sua cugina Maria (un’esilarante Tosca D’Aquino).

Poco dopo, il nuovo affittuario si accorge di avere dei coinquilini e seppure spaventato, col tempo diventa loro amico. Del resto, sono come colleghi e si propongono di dargli una mano per superare un provino cinematografico. In cambio, chiedono di trovare Livia Morosini, l’unica ex attrice della compagnia ancora in vita.

All’interno della casa, fra dialoghi surreali e danze, fra certezze e debolezze, si instaura un rapporto sincero che va oltre l’aspetto prettamente professionale. E grazie a Ennio (sempre Luciano Scarpa) ,un transessuale accolto per sfuggire ad un’aggressione, la donna viene trovata e una volta nell’appartamento, racconta quanto successo ai tempi della Gestapo. Un anello trafugato chiamato “Magnifica presenza” è il volano della narrazione e finalmente la verità viene fuori.

Per la compagnia teatrale fantasma è il momento di prendere atto della loro sorte ma è anche ultima occasione per andare in scena con “Sogno proibito” e l’unico spettatore è Pietro, ancora fra realtà e illusione. E’ un dualismo che si ripropone spesso in questo spettacolo perchè si ride con l’esuberanza partenopea di Tosca D’Aquino e ci si intenerisce con la flemma di Serra Yylmaz. Opzetek, in tutto questo, è bravo a scandagliare l’animo umano perchè come il teatro, “la vita, è fatta di dettagli. E come un’arte ,va condivisa”.

Lo spettacolo è in scena sino a domenica 23 febbraio.

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