“Non dimenticate mai, mi fido di voi”. La paura dell’oblio, il leit motiv dello spettacolo, trova conferma nelle parole finali tratte dal diario di Sara, una delle tante piccole vittime ebree.
“Il cacciatore di nazisti” di Giorgio Gallione, narra la straordinaria vita di Simon Wiesental, che sopravvissuto a ben cinque lager, dedica la propria vita alla caccia dei responsabili dell’Olocausto. Ad interpretarlo, un ottimo Remo Girone che con grande enfasi e maestria, conduce il pubblico del Teatro Massimo in un viaggio fra l’indagine storica e lo spionaggio.
L’attore entra nella parte conquistando il Teatro Massimo. Attraverso i racconti dell’ingegnere austriaco di origine polacca, riesce a dare voce alle milioni di vittime decedute durante il periodo hitleriano. E nella tragedia, è squisitamente bravo nel mettere quell’arguta e giusta dose di sarcasmo.
“Non cerco vendetta, cerco giustizia”. Girone alias Wiesental sul palco è idealmente nel Centro di documentazione ebraica di Vienna e stila il bilancio in quello che dovrebbe essere l’ultimo giorno di lavoro prima del pensionamento.
E così, per “Il James Bond ebreo”, parlano i 58 anni di ricerca assidua culminati con l’arresto di 1100 nazisti fra cui Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor, e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò “la soluzione finale”.sparsi in tutto il mondo. Ma anche l’amara constatazione di non averne trovati 900.
120 minuti di trasporto emotivo conditi di umanità e passione. Nessun dubbio per il pubblico: è standing ovation.
foto Cedac