Sinner conquista la finale del prestigioso Australian Open e diventa il primo italiano a raggiungere questo traguardo. Grande, grandissimo Sinner che stanotte ha giocato il miglior tennis della sua vita nella partita più importante della sua giovane carriera, battendo nettamente il giocatore più forte dell’epoca moderna sul “suo” campo preferito. È anche difficile trovare le parole, con in testa 3 ore e 22 minuti di emozioni fortissime scattate nel cuore della notte, per descrivere lucidamente che razza di semifinale ha vinto Jannik Sinner, contro il Re, il campione in carica Novak Djokovic, il 10 volte vincitore del torneo e mai sconfitto agli Australian Open dalle semifinali in poi. Lo score conclusivo, 6-1 6-2 6-7(6) 6-3, descrive solo in parte la grandezza della prestazione dell’azzurro. Aiuta questo dato: non ha concesso una palla break in tutta la partita, al miglior ribattitore al mondo, forse di sempre. Qualcosa di impensabile, troppo ardito anche solo ad immaginarlo. Sinner ha condotto la partita dall’inizio alla fine. È entrato in campo con un piano tattico ben preciso: comando io, costi quel che costi. Resterò col piede fermo sull’acceleratore a manetta, a costo di andare a sbattere. Più o meno concetto lo stesso utilizzato a Malga in Davis e alle Finals a Torino, ma forte di un servizio ancora migliore come resa, e soprattutto con tempi di gioco inaccessibili agli umani. Questa combinazione di fattori, governare tempi di gioco rapidissimi con palle veloci e profonde, e un rendimento alla battuta eccezionale (58% di prime in campo, ma vincendo 83% di punti con la prima e un clamoroso 63% con la seconda, contro il migliore di tutti i tempi!) ha letteralmente annichilito il serbo nei primi due set, e ha permesso all’azzurro di giocare un ottimo terzo parziale (non sfruttando qualche chance e un match point al tiebreak) e comandare il quarto e decisivo set
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