Un 19enne si è buttato dal quinto piano della sua abitazione, a Torino, ed è ora ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Cto. Lo riferisce il Corriere della Sera, sulle pagine del dorso torinese. Dietro al gesto, secondo il quotidiano, ci sarebbe il tentativo della madre di togliere al giovane la tastiera del computer, di fronte al quale sembra trascorresse tutto il giorno perché affetto da sindrome di Hikikomori.
Il fenomeno è sconosciuto, quasi “invisibile” come i soggetti che ne soffrono, “Hikikomori”, in giapponese significa “stare in disparte” e colpisce più adolescenti (anche italiani) di quanto si possa immaginare. Non li vediamo perché la loro vita si svolge interamente in una stanza: la loro camera da letto. Si rifiutano di uscire, di vedere gente e di avere rapporti sociali. In quella stanza leggono, disegnano, dormono, giocano con i videogiochi e navigano su Internet. Ma soprattutto proteggono loro stessi dal giudizio del mondo esterno. Chi attribuisce la colpa del disagio alle nuove tecnologie sbaglia di grosso. Le cause sono molteplici e il fenomeno è sorto prima dell’avvento del pc. Di noto c’è che l’isolamento può durare alcuni mesi o anni, ma una cosa, sostengono gli esperti, è certa: non si risolve mai spontaneamente.