Genova. In Italia ci sono circa 61mila ponti e viadotti lungo i 255mila km totali che compongono la rete stradale fatta da autostrade, strade statali, regionali, provinciali e comunali per una lunghezza
complessiva di 38mila km. “Evitiamo gli allarmismi: i controlli vengono effettuati da colleghi qualificati su tutta la rete e, seppure migliorabili, le procedure sono in larga misura attendibili. Sappiamo bene, invece, che ognuna di queste strutture ha bisogno di fondi per una manutenzione costante da programmare con attenzione – sostiene il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari Sandro Catta –. Lo ripetiamo da tempo, in Sardegna quest’onere potrebbe essere affidato alla società in house istituita dalla Regione con la Legge sugli Appalti approvata a marzo: invece di occuparsi di progettazione, attività che dovrebbe essere indirizzata al mercato e preferibilmente alle procedure concorsuali, questa società potrebbe diventare lo strumento giusto per incrementare la sicurezza dell’impianto stradale isolano e del patrimonio edilizio pubblico”.
La parola d’ordine per evitare il ripetersi di tragedie come il crollo del ponte Morandi a Genova è prevenzione. Lo conferma il Consiglio Nazionale degli Ingegneri che ha inviato a tutti gli ordini d’Italia una circolare con la quale lancia la proposta di un piano nazionale pluriennale di verifica delle infrastrutture con un’anagrafe delle opere d’arte importanti ed a rischio e delle condizioni di sicurezza, basata su dati messi a disposizione dagli enti proprietari/concessionari, verificati, con metodi scientifici, da un soggetto indipendente. La creazione di tale strumento, dice il CNI, “non è più rinviabile e deve divenire impegno condiviso e sottoscritto da governo e parlamento nella sua interezza”.
È necessario, si legge nella nota del Consiglio Nazionale: “Dare avvio ad un progetto generale delle infrastrutture in Italia, che rilanci fortemente l’economia e superi il gap con il resto d’Europa e tra le aree del Paese (con particolare riferimento al nostro Mezzogiorno) deve divenire una priorità nazionale”. Secondo il CNI è certamente «da rivedere anche la gestione ed il controllo sull’attività svolta dalle Società concessionarie, con particolare riferimento agli investimenti in manutenzione e ammodernamento delle tratte affidate. Esse sono il frutto di una politica di “privatizzazioni” che mostra evidenti limiti non solo nel nostro Paese ma anche in quelli a più consolidata ispirazione “liberista”».
In Sardegna come nel resto d’Italia, è evidente una gravissima carenza di tecnici, in particolare ingegneri, nella pubblica amministrazione. È necessario personale tecnico qualificato per rafforzare gli organici delle amministrazioni, degli organi di pianificazione e controllo. Senza i tecnici, qualunque intervento normativo e amministrativo, pur meritorio ed “ispirato”, rischia di restare, ancora una volta, lettera morta. «Quanto successo a Genova ci colpisce profondamente – conclude Catta –, riteniamo che ci siano tanti colleghi in grado, con la loro professionalità, di dare il proprio contributo per migliorare la sicurezza infrastrutturale del nostro Paese e della nostra Isola. L’auspicio è che dalla politica arrivino risposte rapide ed efficaci: investimenti non solo sui progetti, ma anche su risorse umane qualificate che possano rafforzare gli organici delle amministrazioni incaricate di garantire la sicurezza dei cittadini a tutti i livelli».