Ogni anno in Sardegna sono 17.000 i nuovi casi di tumore. Lo dicono i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. In generale in Italia e nel mondo i tumori più comuni sono quelli del colon-retto, del polmone, della mammella e della prostata mentre la nostra isola presenta un’incidenza minore di tumori della mammella e della cervice uterina.
«I tassi di sopravvivenza sono in linea con quanto registrato a livello nazionale», spiegano i professori Mario Scartozzi, direttore di Oncologia Medica del Policlinico Duilio Casula, Luca Saba, direttore della Radiologia, Luigi Zorcolo, direttore della Chirurgia Colonproctologica sempre del Casula, che martedì 31 gennaio hanno partecipato alla trasmissione “15 minuti con…” talk di approfondimento sulla salute dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari in collaborazione con il gruppo editoriale l’Unione Sarda.
«I tumori – spiegano i tre docenti dell’Università degli Studi di Cagliari – sono patologie in costante crescita e tra le principali cause di morte a livello globale, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le misure di prevenzione hanno un ruolo fondamentale nella lotta contro il cancro. Nessuna terapia, per quanto efficace, potrebbe mai raggiungere lo stesso effetto della prevenzione. La prevenzione primaria – continuano i professionisti – mira a impedire lo sviluppo del cancro attraverso misure come l’adozione di uno stile di vita sano e la riduzione dei fattori di rischio come il fumo, l’alcol e una dieta squilibrata. In Italia si stima che l’effetto combinato di tali misure, se messe in pratica, arriverebbe a prevenire oltre 60 mila decessi all’anno per tumore».
Nell’ambito della prevenzione primaria oncologica, aggiungono gli esperti dell’Aou di Cagliari, «consideriamo anche i vaccini, come quelli contro il papillomavirus umano, per la prevenzione del cancro della cervice nelle donne, ma anche ano e testa collo in entrambi i sessi e contro l’epatite B per la prevenzione epatocarcinoma. La prevenzione secondaria si concentra sulla diagnosi precoce del cancro attraverso lo screening, con l’obiettivo di individuare la malattia in una fase iniziale quando è ancora possibile curarla con maggiori possibilità di successo. La mammografia è un esempio di come lo screening radiologico possa avere un impatto significativo sulla prevenzione del cancro, perché consente di individuare il tumore in una fase iniziale, quando si può ancora curare con un aumento di possibilità di buoni risultati».
Altri esempi efficaci di prevenzione secondaria sono rappresentati dal pap test/hpv-dna per il carcinoma della cervice uterina, e dalla ricerca del sangue occulto nelle feci per il cancro del colon-retto, associata alla colonscopia. Quest’ultima consente il riscontro e l’asportazione dei polipi del colon-retto prima che avvenga la trasformazione in carcinoma. «L’adozione di uno stile di vita sano e la partecipazione a programmi di screening – spiegano Scartozzi, Saba e Zorcolo, «contribuiscono significativamente a ridurre il rischio di sviluppare il cancro e aumentano le possibilità di una diagnosi precoce e di un trattamento efficace».
La ricerca sul cancro sta progredendo rapidamente. «Ci si possono aspettare importanti sviluppi nel futuro – affermano gli esperti – per affrontare la malattia con l’impiego di terapie mirate che utilizzano i principi della medicina di precisione per individuare e trattare il cancro in modo più personalizzato e meno invasivo. La ricerca sta portando a nuovi trattamenti grazie all’introduzione della immunoterapia che è in grado di restituire al nostro organismo la capacità di riconoscere come estranee le cellule tumorali e quindi eliminarle».
Inoltre, l’utilizzo di tecnologie radiologiche avanzate come TC e RM sta diventando sempre più importante per la diagnosi precoce, l’inquadramento corretto e il monitoraggio della risposta alla terapia del cancro, fornendo immagini dettagliate del corpo e aiutando i medici a prendere decisioni informate sulla diagnosi e il trattamento della malattia. «Un esempio è la neoplasia del colon-retto – spiegano ancora gli specialisti – infatti la convergenza di questi elementi (prevenzione primaria, screening, inquadramento diagnostico strumentale e terapie chirurgiche, oncologiche e radioterapiche avanzate) ha determinato una significativa riduzione della mortalità negli ultimi 30 anni che, secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è diminuita del 26% negli uomini e del 23% nelle donne a livello globale».
Ciò è stato possibile anche grazie alla nascita di centri di riferimento e alla costituzione di uno specifico Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) come quello presente nell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, che prevede la presa in carico del paziente da parte di un team multidisciplinare che si occupa di eseguire una diagnosi e una stadiazione tempestiva e stabilisce per ogni caso il trattamento più idoneo secondo le attuali linee guida e le moderne tecniche di trattamento. Anche le campagne di sensibilizzazione e la formazione sono importanti, così che tutti siano informati e sappiano riconoscere i sintomi del cancro e i percorsi diagnostici e terapeutici. «Si spera che questi sviluppi – concludono Scartozzi, Saba e Zorcolo – aiuteranno a ridurre il numero di nuovi casi e a migliorare la qualità della vita di coloro che vivono con questa malattia».