La genialità di Maria Lai vive costantemente quasi sottovoce a Ulassai, paese ogliastrino, dove nacque l’artista nel 1919.
Figura chiave dello scenario artistico del secondo dopoguerra, Maria Lai è stata una delle voci più singolari dell’arte contemporanea in Italia e nel mondo; è stata soprattutto precorritrice della c.d. ‘arte di relazione’: prima nel suo genere è stata ‘Legarsi alla montagna’, opera anomala ed anticonformista.
In quest’opera del tutto innovativa, l’artista propone una forma di arte sul territorio condivisa con gli abitanti del paese di Ulassai e l’occasione le viene data perchè le è stato commisssionato dall’amministrazione comunale di realizzare un monumento ai Caduti in Guerra per il paese.
L’artista lo fa a modo suo, ideando un opera che servisse per i vivi e non per i morti (reinterpretando una antica leggenda del paese, quella della bambina e del nastro celeste che da lei viene seguito e che le salva la vita portandola fuori dalla grotta che immediatamente crolla): lega insieme agli abitanti, tutte le porte, le vie e le case utilizzando circa 27 km di nastri di stoffa celeste fino a che – la sera – gli scalatori legarono i nastri alla cima del monte Gedili che si trova sopra Ulassai.
E’ per questo, che è sempre una forte emozione tornare a rivedere il piccolo centro ogliastrino, incastonato tra i due ‘Tacchi’ incombenti e ripidi.
Già il solo fatto di godere della splendida aria e dei paesaggi spettacolari che quel pezzo di Sardegna regala al visitatore, è tanto; bene lo sanno i numerosi appassionati di outdoor, di trekking, di climbing e scalate, che frequentano quelle montagne a dirupo, a scopo sportivo.
Però la cosa che più intriga, è come il piccolo paese – che conta oggi poco più di 1500 abitanti – arroccato su un ripido pendio, riesca a regalare, l’arte eccletica che la capacita innovativa di Maria Lai ha saputo produrre, lasciando tracce e testimonianze artistiche per il centro storico, che è un autentico museo a cielo aperto.
Tutto ad Ulassai parla di Maria Lai: le sue installazioni, le sue opere sono disseminate per le strade del paese e nei sentieri immediatamente sovrastanti il centro: ‘la strada del rito’, ‘il lavatoio’, ‘le capre cucite’, ‘i libretti murati’, ‘la scarpata’, ‘il volo del gioco dell’oca’, sono solo alcuni dei lavori che l’artista ha lasciato a patrimonio del piccolo centro.
Nel piccolo pianoro più in basso, 800 metri prima del paese, dove fino agli anni ’60 c’era la stazione ferroviaria che un tempo collegava Ulassai a Gairo, sorge il museo d’arte contemporanea ‘La stazione dell’arte’.
Lo spazio museale – che è ospitato nei locali della vecchia stazione riconvertita – è stato inaugurato nel 2006 grazie alla donazione da parte dell’artista ormai alla fine della sua esistenza, di un corpus di oltre 150 opere.
La scelta del luogo, ben si presta a comunicare uno degli intenti più cari del lavoro dell’artista, ovvero quello di avvicinare l’arte alla gente.
I percorsi espositivi del museo sono percorsi in itinere, cioè non definitivi ed immobili ma che cambiano ciclicamente. Attualmente, il percorso appena inaugurato dopo la forzata chiusura del lockdown, si intitola ‘Maria Lai – Fame d’Infinito’.
Sculture, disegni a matita e su china; telai, tele e libri cuciti; pani, installazioni e interventi ambientali, ‘Fame d’Infinito’ traccia molto efficacemente l’esperienza creativa di Maria Lai, nell’arco della sua vita.
Alberto Porcu Zanda