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Domenica 24 Novembre alle h. 18,00 presso l’ex Frantoio Via Notaro Salis,10 a Villa Verde la Biblioteca Gramsciana, Boghes in collaborazione con la Nur s.n.c. e l’amministrazione Comunale di Villa Verde presentano Un recinto pieno di stelle. Mostra personale di Ilaria Marongiu .
Giorni di apertura 24.11.2019 – 26.01.2019. Lunedì 8,30-12,30 / 15,00-19,00; Mercoledì 8,30-12,30 / 15,00-19,00; Giovedì 15,00-19,00. Performance con l’artista h. 18,00. Domenica 8 Dicembre; Domenica 12 Gennaio. Finissage Domenica 26 Gennaio. Segreteria organizzativa: bibliotecagramsciana@libero.it (3493946245) – (3331453890)
Giorni di apertura 24.11.2019 – 26.01.2019. Lunedì 8,30-12,30 / 15,00-19,00; Mercoledì 8,30-12,30 / 15,00-19,00; Giovedì 15,00-19,00. Performance con l’artista h. 18,00. Domenica 8 Dicembre; Domenica 12 Gennaio. Finissage Domenica 26 Gennaio. Segreteria organizzativa: bibliotecagramsciana@libero.it (3493946245) – (3331453890)
UN RECINTO PIENO DI STELLE
Perché recinto? Luogo delimitato, raccolto. Luogo di riflessione. Recinto separato nell’accezione di “temenos” dove il sacro è ciò che viene inserito/immesso al suo interno. Ciò che viene “isolato” dal resto delle cose diviene sacro, acquisisce un’aura poiché si distingue dal caos e può essere meglio compreso. Questo recinto va pensato anche come metafora più ampia di luogo espositivo, modificando l’assetto del rapporto tra fruitore e opera d’arte (sempre metaforicamente parlando) il recinto diviene luogo in cui le opere (le stelle) guardano e avvolgono l’osservatore. L’azione del guardare diviene reciproca, relazionale, auto-scopritiva. “Le stelle” ci conducono alla ricerca del nostro Temenos come spazio vitale reale e relazionale. Nei recinti ogni essere animato costruisce la sua storia. Tutte le storie personali sono accomunate da schemi preordinati, perciò ciascun recinto viene connotato da chi lo abita. I temenos sono spazi neutri, puliti che hanno il potere di riflettere esclusivamente i grandi schemi quelli del temenos che comprende tutti i temenos…qua la riflessione si apre alla sovra dimensione del tutto in rapporto al singolo. E’ ovvio il riferimento alla dimensione frattalica insita nella natura dell’universo. Il cosmo si riflette nel singolo come a dire l’oceano si riflette nella singola goccia d’acqua.
Questa immagine per me spinge la lettura fisica a una più psicologica dove si pongono le basi per un nuovo inizio, accettare la propria storia significa avere il “coraggio del vuoto”.
Riconoscere gli schemi preordinati , dati da altro da noi è prassi fondamentale per fare spazio, per creare il vuoto, appunto. Quando le derivazioni degli schemi originari si rompono allora apparirà solo ciò che veramente può far nascere il temenos personale, quello da cui partire per leggere la nostra vera storia.
All’interno della mostra i piccoli animali scelti perché “incontrati”* ci guideranno alla scoperta del nostro temenos, sono loro i nostri referenti. Anch’essi caratterizzati dai loro Temenos naturali, maestri zen del neccessario che esclude il superfluo.
La tecnica utilizzata per la realizzazione dei lavori nasce da una sperimentazione, è il risultato esperenziale di un progetto denominato: Pappai Pai, nel quale le materie fondamentali sono il pane e la terra.
L’impasto ottenuto diventa pigmento, si presta come indurente per supporti morbidi e può essere utilizzato come pasta scultorea. Inoltre crea risultati diversi se cotto o lasciato asciugare.
Perché recinto? Luogo delimitato, raccolto. Luogo di riflessione. Recinto separato nell’accezione di “temenos” dove il sacro è ciò che viene inserito/immesso al suo interno. Ciò che viene “isolato” dal resto delle cose diviene sacro, acquisisce un’aura poiché si distingue dal caos e può essere meglio compreso. Questo recinto va pensato anche come metafora più ampia di luogo espositivo, modificando l’assetto del rapporto tra fruitore e opera d’arte (sempre metaforicamente parlando) il recinto diviene luogo in cui le opere (le stelle) guardano e avvolgono l’osservatore. L’azione del guardare diviene reciproca, relazionale, auto-scopritiva. “Le stelle” ci conducono alla ricerca del nostro Temenos come spazio vitale reale e relazionale. Nei recinti ogni essere animato costruisce la sua storia. Tutte le storie personali sono accomunate da schemi preordinati, perciò ciascun recinto viene connotato da chi lo abita. I temenos sono spazi neutri, puliti che hanno il potere di riflettere esclusivamente i grandi schemi quelli del temenos che comprende tutti i temenos…qua la riflessione si apre alla sovra dimensione del tutto in rapporto al singolo. E’ ovvio il riferimento alla dimensione frattalica insita nella natura dell’universo. Il cosmo si riflette nel singolo come a dire l’oceano si riflette nella singola goccia d’acqua.
Questa immagine per me spinge la lettura fisica a una più psicologica dove si pongono le basi per un nuovo inizio, accettare la propria storia significa avere il “coraggio del vuoto”.
Riconoscere gli schemi preordinati , dati da altro da noi è prassi fondamentale per fare spazio, per creare il vuoto, appunto. Quando le derivazioni degli schemi originari si rompono allora apparirà solo ciò che veramente può far nascere il temenos personale, quello da cui partire per leggere la nostra vera storia.
All’interno della mostra i piccoli animali scelti perché “incontrati”* ci guideranno alla scoperta del nostro temenos, sono loro i nostri referenti. Anch’essi caratterizzati dai loro Temenos naturali, maestri zen del neccessario che esclude il superfluo.
La tecnica utilizzata per la realizzazione dei lavori nasce da una sperimentazione, è il risultato esperenziale di un progetto denominato: Pappai Pai, nel quale le materie fondamentali sono il pane e la terra.
L’impasto ottenuto diventa pigmento, si presta come indurente per supporti morbidi e può essere utilizzato come pasta scultorea. Inoltre crea risultati diversi se cotto o lasciato asciugare.
ILARIA MARONGIU frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera laureandosi in pittura e successivamente specializzandosi in Didattica dell’Arte. Attualmente insegna Disegno e Storia dell’Arte presso i Licei . Al percorso artistico degli anni accademici milanesi ne consegue un arricchimento nelle forme del linguaggio artistico che va delineandosi grazie ai contesti laboratoriali, gli approfondimenti documentaristici, espositivi e seminariali da lei stessa ideati. Le tematiche in continuo sviluppo partono dall’analisi fenomenologica degli archetipi formali come principi di nascita della coscienza.