Una morta e una ferita in poche ore colpite da armi da caccia. L’Organizzazione internazionale per la protezione animali (Oipa) chiedea Governo e Parlamento di valutare seriamente le conseguenze dell’attività venatoria sulla sicurezza pubblica e di mettere mano alla legislazione in materia per evitare che, a fine stagione venatoria, si continui a fare la conta dei morti: cacciatori e non.
Le cronache raccontano che ieri a San Felice del Benaco, in provincia di Brescia, una quindicenne è morta colpita dal fuoco di un fucile da caccia. Padre e figlio stavano mostrando il fucile alla ragazzina quando il fratello tredicenne ha premuto il grilletto colpendo la sorella in pieno petto. E questa mattina nella zona di Santa Maria di Zevio, in provincia di Verona, un cacciatore, nello sparare alla preda, ha ferito a un occhio una donna mentre passeggiava.
«La caccia causa ogni anno morti e feriti, spesso non cacciatori, colpevoli solo di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato, per esempio facendo una passeggiata in un bosco», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Quello delle vittime della caccia è un tema ancora poco considerato dalle istituzioni. Eppure, dato il conteggio delle vittime, Governo e Parlamento dovrebbero iniziare a riflettere sul problema di sicurezza pubblica evidenziato da questi incidenti. Quante vittime umane, senza considerare gli animali, dovrà ancora fare l’attività venatoria prima che questa circostanza diventi un allarme sociale? Occorrerebbe un giro di vite legislativo per eliminare alla radice questo grave problema di sicurezza pubblica».