Vitto, alloggio, assistenza materiale e psicologica, ma anche percorsi di istruzione per facilitare l’inserimento lavorativo, con tanto di baby parking dove a prendersi cura dei loro piccoli mentre i genitori sono a scuola sono gli operatori sociali. Sono queste le azioni a favore delle famiglie migranti del territorio che la cooperativa sociale Il Sicomoro ha portato avanti dal dicembre 2021 a oggi all’interno del progetto SAI (Sisema accoglienza integrazione) adottato dall’Unione dei comuni del Marghine.
A fare il punto della situazione è stato oggi l’incontro “Il mondo in comune” che Il Sicomoro, in collaborazione con l’Unione dei comuni del Marghine, ha organizzato nel Centro polifuzionale di Macomer, una giornata che rientra tra le azioni di sensibilizzazione del Progetto SAI sui temi dell’accoglienza e incontro tra culture.
Dopo l’apertura di un centro d’accoglienza a Macomer, un secondo ne è stato aperto quest’anno a Birori, indice questo di una crescente sensibilizzazione verso i temi dell’accoglienza. Tra i due centri sono ospitati in tutto 26 rifugiati (di cui 10 bambini), provenienti da Costa d’Avorio, Tunisia, Camerun, Nigeria e Cuba.
“Progettare e gestire percorsi di accoglienza delle persone migranti significa ascoltare, comprendere e accompagnare il singolo individuo, il singolo nucleo, nel lungo e delicato percorso di inclusione nella comunità di accoglienza”, spiega Stefania Russo, responsabile della cooperativa Il Sicomoro, che gestisce il progetto SAI: “Nel contempo, proprio perché il fenomeno migratorio incide profondamente sui sentimenti collettivi e individuali, il Progetto SAI propone azioni di sensibilizzazione ai temi dell’accoglienza e incontro in favore della comunità locale che accoglie. Dopo Macomer anche Birori ha deciso di aprirsi all’accoglienza e il nostro auspicio è che anche gli altri comuni del Marghine seguano l’esempio”.
L’obiettivo, spiega Francesco Scanu, Presidente Unione Comuni del Marghine è anche far capire che per il territorio la presenza dei migranti è fonte di arricchimento: “Sono donne, uomini e bambini, portatori di identità culturali, linguistiche, sociali e religiose spesso molto differenti rispetto alla comunità accogliente. Il progetto offre loro l’accoglienza abitativa, il supporto legale e psicologico, il supporto alla genitorialità e l’accompagnamento alla inclusione socio-lavorativa. In una zona della Sardegna che soffre di un progressivo calo demografico avere con noi queste persone può essere vincente e loro hanno già manifestato l’idea di restare, se dovessero aprirsi delle opportunità lavorative”.
La giornata è stata arricchita dalla presenza del Teatro Alkestis che ha portato in scena il reading “Il mondo in comune”, un breve spettacolo poetico a favore del dialogo tra i popoli e sul valore della diversità, con in scena Sabrina Mascia e Andrea Meloni che ha curato anche la regia.
Non è tutto: durante la mattinata è stato presentato il calendario 2025 “Il mondo in comune”, 12 scatti che ritraggono le famiglie accolte nel progetto SAI (le foto sono di Roberto Satta, il progetto grafico è invece di Daniele Conti) in alcuni dei luoghi simbolo del territorio. Il ricavato della vendita servirà a sostenere l’Integreat Center di Sarajevo. “Il Daily Integration Center fornisce un aiuto urgente alle persone al di fuori dei centri di accoglienza in Bosnia-Erzegovina, nonché assistenza sistematica e a lungo termine attraverso un programma di integrazione economica e inclusione sociale. Il Centro si avvale solo dell’aiuto volontario e del sostegno dei donatori”, ha spiegato intervenendo in streaming la fondatrice del centro, Sanela Leprica